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Quando Nina di Bold Journey mi ha contattata inizialmente non credevo potesse essere realmente interessata a me, e le sono grata anche per la pazienza che mi ha riservato.
Bold Journey è un sito che fondamentalmente si occupa di storytelling.
Loro si raccontano così:
ogni problema o dilemma che affrontiamo è stato affrontato da innumerevoli altre persone in passato e quindi volevamo creare un luogo in cui discutere di queste sfide: trovare un modo per prosperare dopo un divorzio, riprendersi dopo un licenziamento, superare la sindrome dell’impostore o sviluppare la capacità di ignorare gli odiatori.
Vivere la vita con coraggio significa esporsi a ogni tipo di rischio: rischio di perdita, rischio di critiche e giudizi, rischio di disagio mentale, emotivo o fisico.
Non c’è da stupirsi che molti di noi siano stati educati a non vivere con coraggio, a non correre rischi, a non spingersi a raggiungere il proprio potenziale più alto.
A nostro avviso, uno dei modi migliori per affrontare queste sfide è imparare dalle storie e dalle esperienze degli altri.
Pensiamo che sia assurdo che, dopo migliaia di anni di civiltà umana, sia ancora così difficile trovare storie legate ai problemi che si possono affrontare in un dato momento.
La nostra missione è creare uno spazio in cui tutti noi possiamo imparare gli uni dagli altri.
Crediamo che le storie, le esperienze e le intuizioni dei nostri vicini, amici e coetanei valgano più di tutta la ricchezza del mondo, perché queste storie sono le fonti di saggezza più rilevanti e autentiche.
Il nostro amore per il formato dello storytelling deriva dalla fondazione di VoyageLA quasi dieci anni fa, dove chiediamo alle persone di condividere la storia della loro vita e di come sono arrivate dove sono oggi.
Man mano che ci siamo espansi nelle città di tutto il Paese, siamo stati colpiti dalla consapevolezza che ci sono così tante lezioni che una persona può imparare da un’altra.
Ora che hai letto, anche tu ti starai chiedendo come sia possibile che abbiano contattato proprio me.
Eppure, qui trovi KCDC.
La prima domanda: “where do you get your resilence from?”
Resilienza.
Resiliènza s. f. [der. di resiliente].
1. Nella tecnologia dei materiali, la resistenza a rottura per sollecitazione dinamica, determinata con apposita prova d’urto: prova di r.; valore di r., il cui inverso è l’indice di fragilità.
2. Nella tecnologia dei filati e dei tessuti, l’attitudine di questi a riprendere, dopo una deformazione, l’aspetto originale.
3. In psicologia, la capacità di reagire di fronte a traumi, difficoltà, ecc.
Per questo mi è piaciuta l’immagine con il Dente di leone: schiacciato in mezzo alle mattonelle ha trovato nella “fuga” il suo spazio vitale.
E tu, da dove hai preso la tua resilienza?
Ehm … le foto sono le stesse usate per Voyage Minnesota Magazine … in effetti dovrei inaugurare un nuovo filone: Keep Calm & take pictures …
(e nota che non uso nemmeno la parole “selfie:” ho come un rifiuto intrinseco, ma questa è un’altra storia … oggi have a nice Bold Journey!
Solidale col dente di leone… In certi casi la fuga è la cosa migliore, poi però devi trovare la forza in te stessa per andare avanti da sola, imparando a non dover contare su nessun altro.
Grande verità Raffa!
Ri-cito anche qui:
“ricordati, se mai dovessi aver bisogno di una mano che ti aiuti, che ne troverai una alla fine del tuo braccio… Nel diventare più maturo scoprirai che hai due mani. Una per aiutare te stesso, l’altra per aiutare gli altri.”
Audrey Hepburn
La resistenza si deve trovare in se stessi, pian piano e un po’ alla volta, ma ci si riesce. È indispensabile per andare avanti nonostante i vari ostacoli e imprevisti che si trovano nella vita. Lamentarsi senza fare niente peggiora solo le cose, occorre agire e prendere delle decisioni se si vuole arrivare ad uno stato di serenità, soprattutto interiore, con cui vivere. Bel post, buon fine settimana Claudia 🙂
Ti ringrazio di cuore Silvia!
In particolare ti sono grata per aver sottolineato l’aspetto del “pian piano, un po’ alla volta.” Hai ragione: le conquiste si raggiungono a piccoli passi ed è molto importante esserne consapevoli.
Le lamentele invece sono sterili, come giustamente osservi, e avvelenano sia chi le propina che chi le ascolta.
Un abbraccio fortissimo.
Il dente di leone é stato il logo del mio primo blog. Sono profondamente affezionata a quel fiore.
Pat tu hai davvero il dono di rappresentare mondi di emozioni con le tue parole e le tue immagini.
Il Dente di leone è un fiore che spesso le persone tendono a non considerare particolarmente, invece racchiude molte più caratteristiche di altri fiori più comunemente apprezzati.
E’ innata
Già: è un dono.
La resilienza si trova senz’altro dentro di noi, ma anche nelle persone da cui siamo circondati. Sono un corollario importantissimo.
Buongiorno Claudia! 🌞
Giusto Luisella! Le persone che ci circondano sono un corollario e anche un esempio, oltre che un sostegno.
Ti ringrazio! Buon weekend.
Non ho mai avuto troppa “resilienza” e nemmeno mai troppo “coraggio”.
Solo crescendo e diventando davvero adulto, ho trovato dentro di me la capacità di difendermi e di reagire alle avversità, ma sempre sentendomi “inferiore”, una cosa che mi porto sempre dietro.
Sono comunque più forte e so affrontare le difficoltà – in questo periodo parecchie – forse si tratta di risorse molto nascoste che escono solamente nel caso di estremo bisogno.
Se posso, ti dico che ti capisco in pieno: anche io ho sempre pensato di non essere all’altezza.
Eppure la vita poi decide che è tempo che tu impari e non ti lascia scelta: devi per forza reagire.
Il coraggio serve sempre, ma forse ancor di più serve la lucidità, quel tipo di calma che si trasforma in un gancio che ti permette di non cadere da quell’unico filo che ti tiene in equilibrio, la stessa calma che ti fa trovare le risorse nascoste che descrivi tu.
Scavalco direttamente gli apprezzamenti sul simbolismo del dente del leone, che ho visto ha riscosso molto successo tra i tuoi commentatori e questo perché, molto banalmente, il mio interesse per la flora è simile a quello per le nuove componenti meccaniche necessarie per costruire un ciclotrone di ultima generazione ovvero zero: ogni tanto mi capita di scherzare su questa mia assoluta ignoranza in campo floreale, con la mia socia di blog Silvia, che invece ha uno straordinario pollice verde ed un giardino che farebbe invidia alle riviste britanniche sull’argomento.
Non di meno ho anche una certa avversione per le metafore concernenti i fiori, che nel mio immaginario hanno un sapore troppo legato alle poesie romantiche e Bucoliche come quelle di Pascoli.
Passo direttamente invece al testo della tua intervista, perché l’ho letta con grandissimo piacere e ti dico che personalmente, fossi io il direttore di una rivista, anche di alta tiratura, sarei onorato di averti come ospite, perché le tue risposte sono non sono state semplicemente belle ma bellissime, piene di umanità ed assieme di eleganza, sincere, profonde.
Sei davvero una bella persona, anche come aspetto pubblico e sono orgoglioso di leggerti e conoscerti.
Complimenti per il riconoscimento che tale intervista significa, senza ombra di dubbio..
Puoi per favore correggere per me due refusi al mio commento, frutto di dettatura allo smartphone?
Ho scritto una “o” del verbo avere senza acca ed ho scritto “vino” invece che “mio” .
Grazie in anticipo
Fatto!
Sul subito ho pensato: caspita dovrei imparare anche io a utilizzare la dettatura per scrivere! Poi mi sono resa conto che i miei pensieri sono troppo aggrovigliati e combinerei solo casini, tanto per cambiare …
Il ciclotrone per me potrebbe essere una invenzione di Doc alias Emmet Brown in uno dei suoi viaggi nel tempo con Clara Clayton.
I fiori di Silvia invece sono reali e davvero molto belli.
Riguardo alle metafore, così come le hai citate tu, viene subito in mente Rosa fresca aulentissima di Cielo D’Alcamo … ma in effetti direi che preferisco anche io qualcosa di molto più pop come ad esempio Iris dei Goo Goo Dolls … 🙂 😉 😀
Scherzi a parte, ti ringrazio moltissimo per aver speso tempo per leggere anche l’intervista e per i complimenti, che non merito, però sono sinceramente onorata.
L’ho già detto grazie?!
Hai ragione; quell’immagine mostra perfettamente la resilienza, più di mille spiegazioni
GRAZIE Luisa!
In effetti a volte le immagini sono molto più eloquenti di tanti giri di parole.
Un abbraccio.
Intanto complimenti! E non sono per niente stupita della scelta, anzi. Io, la resilienza, l’ho imparata vivendo
GRAZIE di cuore Paola!
E lasciati dire che ora tu insegni, attraverso l’esempio che dai e i messaggi che instancabilmente veicoli.
Resilienza? No, non l’ho mai avuta. Mi abbatto facilmente e mi rialzo sempre con molta difficoltà. Pur avendo avuto tantissime delusioni, sono convinta che abbiamo sempre bisogno della mano di un’altra persona.
Complimenti, Claudia
Hai ragione Laura: sicuramente gli altri possono fare tanto, e quando siamo a terra, ci si rialza sicuramente meglio se qualcuno ci tende una mano da usare per aggrapparci e prendere la spinta iniziale, ma anche il nostro spirito può spingere tanto verso l’alto.
Ricordo l’episodio dei tuoi esami a settembre e direi che ti sei rialzata alla grande invece, sicuramente hai passato una brutta estate, ma ce l’hai fatta e in generale ce l’hai fatta nella vita!
Nel mio libro ho scritto della mia vita e ho raccontato di miei pazienti.
Fra l’altro, credo che, nella vita possa essere importante la “fiducia”. Se Pinco Pallino ti dà fiducia… affidati… Andrà nel modo migliore.
Buon Pomeriggio.
Quarc
GRAZIE Quarc!
Il tuo è un consiglio prezioso!
Affidarsi agli altri. Sembra semplice eppure non sempre lo è, anzi forse tendiamo a chiuderci sempre di più e a diffidare di tutto e di tutti ormai, o sbaglio?