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Non è il cammino che è difficile, è il difficile che è cammino.
Ti è mai capitato di perderti? Non è stata una occasione per camminare?
Per me è stato così: una occasione per camminare e per pensare.
Mi sono ritrovata ad associare proprio il concetto di sentiero al progredire nella vita.
Ringrazio moltissimo Gabriella per il commento con la citazione di Blaga Dimitrova:
“Nessuna paura che mi calpestino, l’erba, calpestata, diventa sentiero”.
Non la conoscevo ma mi ha subito colpita moltissimo.
L’idea di soccombere pur di diventare sentiero.
Un nuovo sentiero, in particolare.
Già perché in effetti le strade già battute, sembrano portarci a peggioramenti e impoverimenti, non so tu ma io mi sento un po’ persa nella selva oscura. Nonostante il proverbio che ci dicevano i nostri nonni un po’ come monito negativo:
Chi lascia la strada vecchia per la nuova, sa quel che lascia, e non sa quel che trova.
Loro però di strada in avanti ne avevano fatta, e avevano la saggezza del loro vissuto.
Noi invece stiamo regredendo, ci lasciamo calpestare senza opporre resistenza proprio come erba, ma non sappiamo formare un sentiero che ci porti a condizioni migliori, ad una evoluzione nel senso umano, ad un benessere non schiavo di imperativi economici ormai globali.
Vale sempre anche il concetto di Stregatto:
Un giorno Alice arrivò ad un bivio sulla strada e vide lo Stregatto sull’albero.
“Che strada devo prendere?” chiese.
La risposta fu una domanda:
“Dove vuoi andare?”
“Non lo so”, rispose Alice.
“Allora, – disse lo Stregatto – non ha importanza“.
Non sappiamo dove vogliamo andare. O meglio: più che non saperlo, non lo vogliamo fino in fondo. Sbaglio?
Non siamo, secondo te, quasi sul punto di non ritorno, incapaci di accettare che le cose dovranno cambiare, e dovranno cambiare molto, e che la concezione che avevamo del futuro si è dissolta come una bolla di sapone?
La meta non è scomparsa, è più difficile da raggiungere.
E noi forse dobbiamo prima ritrovarci nelle scarpe che abbiamo a disposizione, molto strette, troppo scomode e di brevissima durata.
Personalmente, dopo anni e anni di corsa… sento fortissimo il bisogno di fermarmi. Prendere fiato. Alleggerire vita e bagaglio. Perché gli orizzonti sono sempre “oltre” e io desidero, per un po’ un “qui” che non ho mai avuto modo di gustare a sufficienza.
Hai assolutamente ragione Pat!
Uno dei miei più grandi errori è proprio pensare sempre al “poi.” E poi?
La vita ci insegna che il poi non è così scontato come sembra, dunque è bene vivere il presente al meglio, il famoso Carpe Diem, senza sprecare neanche un singolo attimo.