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Febbre dovrebbe essere il segnale positivo che il nostro corpo sta combattendo una infezione, invece è diventato qualcosa che terrorizza.

Però ci sono anche altri tipi di febbre, come la febbriciattola costante che sfinisce chi sta combattendo la sua guerra contro una malattia.

Proseguendo un po’ il discorso sui Premi Strega Monica mi ha detto “lo devi leggere” e io non vedevo l’ora.

In questo libro personalmente ho trovato una ulteriore dimensione della febbre, un livello più occulto, che però si riconosce per affinità: l’ansia.

E ho apprezzato l’assoluta e totale sincerità: un valore in molti casi raro.
Sincerità che si trasforma in un portale di accesso alla vita vissuta a Rozzano, hinterland milanese.

Un mondo sconosciuto per chi come me è nata e cresciuta in provincia, un mondo spietato, un mondo ristretto, fatto di ruoli prestabiliti al di fuori dei quali si diventa bersagli.

L’autore non fa sconti a nessuno, tanto meno a sé stesso.

Tu conoscevi già Jonathan Bazzi?
Ha scritto per un blog e varie testate online prima dell’incontro con Fandango.
È laureato in filosofia e nel libro parla del suo rapporto intenso e indispensabile con lo studio.

Un’altra sorta di “febbre” forse più comune di quanto possiamo immaginare.
Nel suo caso si trasforma in trappola a causa della balbuzie, che naturalmente lui riesce a sconfiggere.

Anche in quello: un vincitore.

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