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Americo ha scritto nei commenti il racconto dei suoi ricordi: talmente bello che non può rimanere soltanto lì con il rischio che qualcuno se lo perda.
Riporto testualmente:
Con piacere riporto i miei ricordi d’infanzia.
Oltre a mia mamma biologica, ho avuto altre mamme come Derna e sua cugina che mi accolsero ad Ancona e cresciuto come un loro figlio, circondato da tutte le attenzioni.
In particolare voglio ricordare Derna Scandali, la nota sindacalista, che all’epoca si diede da fare per organizzare nei minimi dettagli l’arrivo e l’affido alle famiglie di noi piccoli meridionali.
Mise in moto una macchina organizzativa eccezionale per l’epoca che, nonostante la povertà del dopoguerra, la solidarietà nei nostri confronti non venne a mancare.
Derna e sua cugina abitavano vicine, lei aveva una vita indipendente e ogni giorno ci ritrovammo a tavola tutti insieme, giorno e sera.
Organizzava anche le colonie, ci portava al mare e noi bambini ci divertivamo.
Passammo così le giornate estive.
Ma voglio ricordare anche mia madre.
Feci di tutto pur di non rimanere al mio Paese perché conoscevo bene la povertà del Sud.
Lei vedendomi triste e che non mangiavo più per il dispiacere di aver lasciato Ancona, a malincuore mi lasciò partire pur di sapermi felice e di avere la gioia negli occhi, poiché sapeva che ero in buone mani, anche se aveva piacere (giustamente) di avermi con sé e di vedermi crescere.
Oggi mi sento in colpa per questo, proprio per non averle dato la gioia di vedermi crescere, al tempo stesso, però, ripenso a quel bambino che ad Ancona aveva tutto, per me era un mondo che ho sempre definito “a colori”.
Ho capito che solo un grande amore di una madre verso il proprio figlio può far accadere ciò.
Spesso mi chiedo che cosa avrei fatto io al suo posto: probabilmente lo stesso, avrei lasciato andare anch’io mio figlio.
Purtroppo, queste grandi Donne, sono tutte scomparse, ma non posso dimenticare tutto quello che di positivo hanno fatto. Il loro ricordo è sempre vivo in me.
E se oggi sono quello che sono, lo devo a loro.
Direi che le parole di Americo dipingono esattamente la vera essenza dell’essere Mamma.
Chissà quante volte avrai anche tu affrontato la considerazione di come non sia così scontato che mamma intesa come colei che partorisce, coincida con mamma intesa come colei che ha la capacità di dispensare amore al di là di sé stessa.
Troppe sono le storie di bimbi abbandonati o maltrattati dalle loro madri biologiche. Troppe sono le storie di bambini costretti a crescere senza ricevere affetto.
Americo invece ci racconta della dimostrazione di immenso amore della sua vera Mamma, che ha accettato il suo “mondo a colori.”
E allo stesso tempo, il semplice mostrarsi per la persona che è, testimonia che chi lo ha accolto, ha fatto sì che lui potesse proseguire la crescita nel migliore dei modi.
Il forte senso di famiglia è dunque se possibile ancor più potenziato per Americo, che tiene tantissimo alla memoria dei suoi genitori.
Per questo, posso comprendere l’amarezza nel vedere la propria storia raccontata in alcune parti e poi trasposta in un contesto completamente diverso, soprattutto con riferimenti familiari lontanissimi.
Ricapitolando: io mi sono affezionata al personaggio descritto nel libro di Viola Ardone pensando che fosse di fantasia, per poi scoprire invece che esiste veramente, che ha veramente viaggiato sul treno e che è stato veramente accolto e ospitato da Derna.
E non solo: grazie a Giovanni Rinaldi ci siamo messi in contatto e ho avuto l’opportunità di conoscere la realtà e di capire che ci si sente defraudati sapendo che partendo da una base di fatti reali, e in assenza di specifiche o disclaimer, la maggior parte delle persone potrebbe pensare che anche tutto il resto sia vero.
Per questo mi permetto di dare voce al bambino Americo che non ha mai tagliato la coda ai topi né raccolto stracci, e che da piccolo, così come da grande, ci insegna a desiderare un mondo a colori fatto di persone per bene come loro.
In Sardegna, come è noto esisteva la pratica di “adottare” bambini di famiglie vicine o anche sconosciute, per scelta e senza che i genitori biologici venissero a mancare. Era normale e a volte i bambini e le bambine mantenevano i rapporti anche con la famiglia di origine. Per questo ho un’immagine della famiglia più aperta, e del ruolo genitoriale.
Ecco, tu scrivi “come è noto” e invece io, sarò sicuramente l’unica, ma non sapevo nemmeno questo.
Immagino che oltre che sull’immagine della famiglia, ciò abbia contribuito anche all’immagine della comunità intesa come entità coesa, e non come l’insieme di solitudini che viviamo solitamente.
I truly believe family comes from more than blood. Family is formed in spirit and in community, and with the unlikeliest of people as love and connection bloom. I love the concept of adoption and of choosing one’s own family, especially if a person is not born to those who care.
Americo’s words touch me in the essence of what it will mean to one day be a mother. Mothers are those people who give color to the world sometimes, tragically, until the color is gone from them and they pass into a rainbow of being.
Thank you for giving voice to such an important message, and for sharing your poignant dreams at the end!
DEAR Jaya, thanks to you for giving your unique touch of poetry.
The thought of the colors leaving to pass into a rainbow of being is simply wonderful and it strikes me deeply.<3
che bel racconto, hai fatto bene a farcelo leggere. La tematica delle madri, così come l’hai descritta tu è una questione su cui riflettere e sulla quale è bene confrontarsi. Questo è il mio pensiero
Hai ragione. Personalmente per quanto mi riguarda credo che non si finisca mai di imparare e devo essere grata a mio figlio per quanto lui ha insegnato a me.
La storia dei “Treni della Felicità” deve diventare una storia contemporanea. Bisogna che fra cinquant’anni si racconti una storia così.
https://youtu.be/PNM5ge3vJZ4
Sono assolutamente d’accordo.
Ho visto il video e vi faccio i miei sinceri complimenti per come state già raccontando in maniera efficace, tanto da meritare il premio del pubblico Ermo Colle.
Ringrazio anche molto per questo contributo con un altro modo di raccontare, che parte dai vostri quadri metaforici, così come letterali, che io ho trovato coinvolgenti rimanendo focalizzata sulla luce in mezzo al buio. La luce della speranza, la luce della vita, la luce delle persone che aiutano gli altri.