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Eva dorme è ciò che risponde sua madre al postino incaricato di recapitarle un pacco mentre ancora non sappiamo nulla di lei.
Eva dorme è un titolo che mi ha fatto immaginare tutt’altro.
Eva dorme alla fine del libro, ma, arrivata a quel punto, io mi sono commossa perché il sonno ha rappresentato una restituzione.
E mi sono commossa perché ci sono legami che possano avere la durata di un frammento ma la forza indissolubile di qualcosa che niente e nessuno può spezzare.
Questa lettura, ancora una volta della serie “i libri di Monica” che non finirò mai di ringraziare, è stata una sorpresa lenta, proprio come quando nella vita accade qualcosa che ormai non ti aspettavi più.
E sono forse le cose non accadute quelle che ho apprezzato, quelle che in fondo corrispondono al vero esattamente per la loro assenza.
Curiosamente ho fatto un altro viaggio in treno questa volta dall’estremo nord dell’Alto Adige fino al faro rosso e bianco di Villa San Giovanni.
Guardando dal finestrino scorrono alternatamente immagini del paesaggio e storia.
La storia dell’Italia dal 1919 al 1992.
La storia dell’Italia vista da un punto di osservazione ben preciso, alto, dalla terra verticale.
Ma soprattutto la storia di quell’area che i più distratti, come me finora, chiamano Sud Tirolo.
Francesca Melandri nel suo libro edito da Bompiani ripercorre le vicende della provincia autonoma di Bolzano, ricostruendo una cronistoria che io non avevo mai considerato così nel dettaglio.
Il bene e il male, gli animi e gli ideali, la strategia e la malasorte, l’intolleranza e la compassione si mescolano all’interno di stati, popoli, famiglie, volti.
Non bisognerebbe mai scordare di provare a mettersi nei panni degli altri.
Farsi domande. Sempre.
A proposito di domande, ce n’è una in particolare che viene posta di continuo a Eva “ti senti più italiana o più tedesca?”
La sua risposta arriva proprio sul treno, è poliedrica e non potrebbe essere altrimenti, considerando tutti gli aspetti.
Tu pensi mai a quanta parte di te è l’espressione delle tue radici?
Non ho letto questo libro ma nel sentirti citare il sonno mi viene in mente la protagonista de “L’arte della gioia” capace di dormire per giorni dopo eventi particolarmente devastanti.
Ma sai che non conoscevo “L’arte della gioia”?! Questa cosa del dormire per giorni mi intriga moltissimo!
Sono andata a cercare due informazioni e ho letto che è un libro postumo con una storia un pochino travagliata.
Grazie per l’ennesimo arricchimento Gabriella!
Non conosco né libro né autrice, ho dei grossi problemi con gli autori italiani, soprattutto contemporanei.
Io so di essere alla base le mie radici, amo i miei luoghi (un po’ meno gli autoctoni 🤪), mi è sempre spiaciuto non aver ben imparato il dialetto. E il Südtirol… ho lasciato un pezzo di cuore lassù 🧡
Per me gli autori italiani contemporanei sono una novità e anche una scoperta devo dire.
Ah ah ah questi autoctoni … ritorniamo magari al discorso del sovraffollamento … less autoctoni is more 😀 😉
Uh il dialetto! Mi tocchi un tasto! Io ci tengo tantissimo! Purtroppo ormai ho sempre meno occasioni di parlarlo ma io lo sento proprio come qualcosa che mi appartiene e che allo stesso tempo mi rende appartenente …
Devi sapere che io sono nata in casa in un piccolo paese: ai tempi ancora era possibile semplicemente chiamare l’ostetrica, nello specifico “la sciùra Adriana,” ma giusto il mese successivo: gennaio 1970 entrò in vigore l’obbligo per le partorienti di recarsi all’ospedale (dunque in limitrofe località più grandi), per cui i natural born come me non sono più tanti …
Io sono attaccatissima alle mie radici, le difendo e spero di rappresentarle bene. Grazie per il consiglio di lettura, avevo già sentito parlare di questo libro 🙂
GRAZIE a te Paola!
Cosa avevi sentito di questo libro? Pareri positivi?
Io direi che rappresenti MOLTO bene le tue radici, con il grande valore aggiunto del messaggio che con il tuo PRIMO NON SPRECARE diffondi!
Anch’io come Paola sono attaccatissima alle mie radici. E poi tutti sanno che i toscani come me sono tutti orgogliosi delle proprie origini (anche troppo 🙂
Non conosco il libro di cui parli ma mi sembra interessantissimo.
Buonanotte a te mia cara Claudia, a presto 🙂
Ciao Licia!
Come stai?
Io non direi “troppo:” voi toscani avete un sacco di buoni motivi per essere orgogliosi delle vostre radici!!
Sì, anche io inizialmente non ero riuscita a intuire dove mi avrebbe portata il libro, ma ho imparato molto su una terra che conosco pochissimo.
GRAZIE e abbraccione!
Io ho radici che a volte non voglio riconoscere, nel senso che penso di potermi muovere a piacimento, adattarmi ovunque… Forse lo farei, ma perché staccarsi dalle radici?
Ok, ho divagato.
Però il libro è “incuriosente” 🙂
No no divaga pure!!
Anzi, forse hai colto un po’ nel segno riguardo anche alla storia raccontata.
Ma tu pensi che muovendoti e adattandoti modificheresti anche qualche parte di te? Oppure le radici semplicemente sarebbero arricchite con nuovi “rami”?
Il libro per me è stato incuriosente, o forse dovrei dire coinvolgente, anche ad un punto in cui pensavo di essere ormai dentro al racconto, finora non mi era capitato.
ciao, come al solito rispondimi anche altrove, che non vedo le notifiche
una riflessione interessante
sei partita dal libro per fare la riflessione? perke del libro non ho capito molto
Grazie!
Sì hai ragione sono sempre piuttosto criptica, colpa mia: siccome personalmente non amo sapere troppe cose in anticipo prima di iniziare un libro, proprio per poter scoprire tutto con la lettura, in generale sono restia nel raccontare la trama o anche la morale eventualmente, che poi magari nella mia visione è diversa 🙂
Il libro racconta la storia della provincia autonoma di Bolzano, a partire dal 1919, data in cui venne politicamente deciso di trasformare la parte sud del Tirolo austriaco in territorio italiano.
Arrivando fino ai giorni nostri, si susseguono le vicissitudini più o meno sfortunate delle famiglie che vedono trasformarsi il loro territorio anche in base al boom del turismo, ma che soprattutto devono affrontare enormi difficoltà linguistiche, pratiche e ovviamente non solo.
In particolare, la protagonista del libro cresce in una famiglia non tradizionale, in tempi in cui ancora situazioni considerate meno canoniche erano estremamente osteggiate.
C’è il divario tra italiano e tedesco, ma anche tra nord e sud, tra bene e male e tra l’illusione e la spaccatura perché non tutti vissero felici e contenti ….
La riflessione sulle radici nasce dal fatto che alla domanda “ti senti più italiana o più tedesca?” la protagonista non può dare una risposta netta, perché non tutto si può racchiudere in una linea di distinzione come il confine segnato su una mappa.
Ciò che scrivi sul libro mi ha incuriosito molto: lo leggerò
GRAZIE Luisa!
Mi farà senz’altro piacere poi conoscere il tuo pensiero.
Intanto: abbraccione!
Non conosco questo libro ma visto ciò che scrivi mi avvicinerò di sicuro anche perchè il Sudtirol è una delle regioni che amo e visito di frequente.
“L’arte della Gioia” di Gogliarda Sapienza è davvero un buon libro, Modesta la protagonista è una donna libera che racconta il suo vivere al di là di pregiudizi e giudizi. E’ uno stimolo alla vita alla gioia di vivere demolendo consuetudini religiose, sessuali e perbeniste, è un inno alla vita.
Io invece purtroppo non ci sono mai stata.
Tu come percepisci le loro radici? Mi farebbe senz’altro piacere anche conoscere le sensazioni.
Molte grazie anche per la descrizione di L’arte della Gioia! Un inno alla vita è davvero ciò che mi occorrerebbe in questo momento nel quale cedo troppo frequentemente sotto il peso di uno dei miei peggiori difetti: il pessimismo.
Molto interessante questo stimolo di Modesta … già il nome stesso ha fatto breccia: è come se mi prendesse per mano, come se potesse invitarmi a vederla questa gioia.
GRAZIE davvero!