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Un monumeto da ricordare ovvero un monumento che deve essere tenuto presente ogni giorno è la frase finale di quello che non potrei mai definire semplicemente “commento” che Nick di Matavitatau ha generosamente scritto in merito alla Repubblica di Weimar.
Nel caso in cui tu non lo abbia letto, ti consiglio vivamente di non perderlo: lo trovi qui.
Tra l’altro ha anche ridato fiducia a Massimo dato che io dal suo spunto avevo parecchio divagato
Sono assolutamente d’accordo sul concetto di monumento come qualcosa che stia ad indicarci di non dimenticare ciò che è stato, dal momento che troppo spesso non teniamo conto dell’importanza degli insegnamenti che potremmo trarre da quanto è già accaduto.
Invece ricadiamo.
La vita, si direbbe, è fatta di recidive e anche la morte dev’essere una specie di recidiva.
Samuel Beckett
Certo che potremmo lavorare su come arrivare a questa “recidiva finale”… o no?
Eppure perseveriamo nel farci cogliere ingenuamente dalle derive che ci trascinano troppo facilmente nelle risacche dei riflussi storici, che somigliano piuttosto a reflussi, che il male rigurgita dopo essersi cibato impunemente.
Cito ancora: la Repubblica di Weimar rimane lì come monito gigantesco al “come è stato” e al “come è bene che non sia mai più:” studiarla è come vederci allo specchio, oggi che la democrazia è tanto in pericolo proprio per nuove carestie e nuovi razzismi.
Perché dunque non vogliamo guardarci allo specchio con onestà?
Se non altro almeno l’inconscio potrebbe registrare ciò che noi non vogliamo vedere, persino Profondo Rosso ce lo insegna.
Si può quindi dire che rifiutiamo consapevolmente di vedere oppure inconsciamente rifuggiamo l’evidenza davanti ai nostri occhi?
Ora divago di nuovo, lo so, ma rimbalzando da uno specchio all’altro mi sono imbattuta in una ricerca del professor Giovanni Battista Caputo dell’Università di Urbino, ribattezzata con il nome di Caputo effect, la conosci già?
Si basa sull’illusione visiva: il professore ha registrato le reazioni di un campione di cinquanta persone alle quali è stato richiesto di osservare la propria immagine riflessa nello specchio per dieci minuti consecutivi.
Lo specchio è stato posto all’interno di una stanza illuminata soltanto dalla luce di una lampada posizionata in modo che la sua luce rimanesse dietro al campo visivo dell’osservatore e che non potesse riflettersi.
I risultati hanno dimostrato visioni distorte e in particolare: la maggior parte ha testimoniato di aver visto distorsioni sul proprio viso.
Alcune persone hanno visto il volto di un genitore, in alcuni casi deceduto.
Altre volti sconosciuti, animali o addirittura esseri mostruosi.
Pensi che potremmo provarci anche noi?
Io più che altro ho preso in considerazione l’idea come metafora.
Secondo te che ruolo ha la lampada?
Come possiamo noi illuminarci meglio per vedere nello specchio?
“Lo specchio e la lampada” e’ anche il titolo di un manuale di critica letteraria.
Buon weekend!
Davvero?! Ma QUANTE cose non so!!!
GRAZIE Luisella!!
Sono andata subito a cercare due cose e ho letto “La teoria romantica e la tradizione critica.” Dovrò leggerlo dunque.
Grazie GRAZIE grazieeeeeeeee
Soggetti direi molto impressionabili, più volte mi è capitato di osservarmi al semi buio su superfici riflettenti e non ho mai visto nient’altro che me, riflessa, con poca luce… 🤔
Quello di buttare giù le statue beh, è solo un altro tassello della pseudo battaglie da social che non servono in realtà a nulla…
Dunque un campione di persone poco eterogeneo dici?
Tutto può essere, infatti io sono sicuramente curiosa di capire.
Anche l’essere facilmente impressionabili è un aspetto particolare, mi domando cosa possa giocare un ruolo, oltre ovviamente all’approccio fondamentale della linea di pensiero generale che ogni individuo matura.
E nemmeno io credo che demolire statue possa costituire un insegnamento utile.
GRAZIE Lu!!
Eccomi
Sono ufficialmente una tua follower
👍
GRAZIE Natalia!!
Onorata!
Ti posso offrire un caffè virtuale!? Sarà un piacere conoscerti e chiacchierare con te.