MONEY ROAD tentazione caffè

MONEY ROAD tentazione caffè

Money Road tentazione caffè = 150 euro

Abbiamo chiacchierato a proposito del prezzo del caffè, soffermadoci sui rincari più o meno significativi.

Abbiamo commentato il caffè con foglia oro servito a Dubai.

Ora a quanto pare il caffè rappresenta una tentazione piuttosto costosa.

Hai avuto modo di seguire il nuovo programma Money Road?

Io in realtà sono capitata per caso mentre veniva trasmessa una replica in chiaro ad un orario diciamo non proprio prime time.

Inizialmente mi ha colpita perché tempo fa avevo risposto a un sondaggio su una rosa di nomi per un nuovo format.

Ti ho già raccontato che partecipo a sondaggi e prove ebbene senza divulgare i dettagli, il programma in questione era proprio l’ultimo prodotto Sky sulle tentazioni.

Dodici persone devono affrontare un trekking piuttosto estremo e spartano nella giungla per vincere un montepremi di gruppo ma durante il cammino incontrano tentazioni molto costose il cui prezzo viene pagato da tutti.

Una di queste tentazioni è proprio il caffè!

Certo, il caffè nella giungla è paragonabile a un miraggio, ma tu accetteresti di pagarlo 150 euro con i soldi che condividi con altre undici persone?

Money Road tentazione caffè

Tentazione o sacrificio, comunione o egoismo, condivisione o prevaricazione?

Quanto può essere importante un caffè?

Ovviamente questa domanda è una provocazione, e ovviamente anche il casting dei partecipanti è stato fatto in modo da rappresentare uno spaccato di quella massa disomogenea che rappresenta la gente attualmente.

Chiunque potrebbe quindi riconoscere il genere simile a qualche collega, o vedere il tipo che rispecchia una certa fetta di vicinato.

Secondo te possiamo trasporre la giungla, il gruppo, le tentazioni in una metafora non velata e forse anche banale?

Tu come ti rapporti alle altre persone?

Avresti ceduto alla tentazione caffè?

 

ESERCIZI DI STILE

ESERCIZI DI STILE


Ho letto Esercizi di stile di Raymond Queneau nella versione curata da Stefano Bartezzaghi edizione Super ET di Giulio Einaudi Editore con testo in francese a fronte e prefazione di Umberto Eco, grazie alla mia collega.

La prima edizione risale all’anno 1947, Éditions Gallimard.

Riporto le parole di Eco: un episodio di vita quotidiana di sconcertante banalità e novantanove variazioni sul tema in cui la storia viene ridetta mettendo alla prova tutte le figure retoriche.

Ecco sicuramente tu conoscerai molto bene le figure retoriche, io invece purtroppo devo ammettere di averle imparate insieme a mio figlio mentre le studiava lui.

Entrambi abbiamo frequentato un istituto tecnico, sicuramente i programmi sono cambiati, ma io credo che sia questione anche di fortuna nell’avere gli insegnanti giusti.

Forse per questo o forse perché comunque l’approfondimento del linguaggio è qualcosa che mi affascina da sempre, mi sono divertita nello scoprire come Queneau è riuscito a raccontare la stessa scena in novantanove modi diversi.

In realtà le versioni sarebbero di più, nel corso delle revisioni Queneau ha aggiunto, ma anche tolto, perché per lui il numero doveva rimanere sempre lo stesso: novantanove.

Esercizi di stile ma non solo: Bartezzaghi illustra il gioco di numeri perché tutto è un equilibrio logico:
Raymond = 7 lettere
Queneau = 7 lettere

anche il secondo nome è di 7 lettere = Alfonse

7×7 + 1 + 7×7

quell’uno al centro, lo stesso uno che manca per arrivare a cento, secondo te cosa rappresenta?

Esercizi di stile ma non solo: l’ispirazione arriva dalla musica e più precisazione alle Variazioni Goldberg di Johann Sebastian Bach, ovvero trenta variazioni per clavicembalo.

Matatavitatau, La regina gioiosa: sentitevi pure liberi di aggiungere dettagli, se volete.

Esercizi di stile ma non solo: anche fantasia, lo stesso Eco definendo il Lipogramma come l’esempio più tipico di “perfezionismo” ammette la tentazione di provare a produrne ventuno versioni, oltre a proporre ulteriori esercizi.

A proposito di lipogrammi, Luisa è maestra, clicca sul link di Words and Music and Stories

E tu? Sei perfezionista?

Ti ho stimolato la voglia di esercizi di stile?

Ricordi il monologo del naso nel Cyrano de Bergerac di Edmond Rostand?

Quale soggetto / oggetto sceglieresti invece?

THUNDERBOLTS*

THUNDERBOLTS*

Thunderbolts* al cinema, MCU riuscirà a fulminare il pubblico?

 

Mio marito, mio figlio ed io siamo entrati in sala sperando di vedere un film Marvel capace di interrompere la deriva degli ultimi anni.

Thunderbolts* nome ispirato da un aneddoto raccontato in una scena del film.

Ma l’asterisco?

L’asterisco riporta a una sorta di chiusura del cerchio, come fosse uno spezzone palindromo.

Originariamente infatti il titolo del film era *The New Avengers

Thunderbolts*

 

Ma *The New Avengers diventano Thunderbolts* per la loro stessa natura, in realtà non sono classici supereroi.

 

 

Not Super Not Heroes

Yelena Belova = Vedova nera
James Buchanan Barnes = Bucky – Soldato d’Inverno
Alexei Shostakov = Red Guardian
John Walker = U.S. Agent
Antonia Dreykov = Taskmaster
Ava Starr = Ghost

e poi Bob cioè Robert Reynolds = Sentry

Bob racchiude forza e fragilità, semplicità e complicazione, cattiveria e bontà, con un’aria da sfigato che ricorda qualcosa.

L’attore che incarna Bob è Lewis Pullman.

Già: Pullman figlio di Bill, memorabile interprete di vari ruoli da sfigato.

Ti ricordi qualcuno dei film in cui Bill Pullman ha recitato?

La somiglianza mi ha fatto sorridere

Ma Bob ha in sé l’abisso oscuro del male di vivere che devia il film verso qualcosa estremamente difficile da rappresentare.

A me è piaciuta particolarmente Florence Pugh per come ha mixato depressione e ironia.

Per contro David Harbour è carichissimo, oltre che improntato al business 🙂

 

 

Quindi i Thunderbolts* fulminano?

Mio marito non ne è del tutto convinto, per mio figlio è un sì, e tu cosa ne dici?

MAMMA MIA!

MAMMA MIA!

Mamma mia!

Tu dirai: film? No: teatro.

Il musical Mamma mia è tornato al TAM!

 

In particolare questo è il venticinquesimo anno dal debutto di questo musical al West End di Londra.
25 Super Trouper Years!

Un ritorno al Teatro Arcimboldi Milano.

Un ritorno per Mamma Mia! E un ritorno anche per noi.

Ti avevo già raccontato di Cats.

Ormai lo sai: adoro i musical!

Ormai lo sai: ricevo regali di compleanno fantastici, e i biglietti per Mamma mia al Teatro degli Arcimboldi sono stati un’altra sorpresa spettacolare!!

Mamma mia!

Ho respirato atmosfera gioiosa prima ancora che si alzasse il sipario osservando le altre persone, c’erano tutte le generazioni possibili: da bimbe piccolissime con pupazzetti in mano e scarpette da ballo ai piedi, a signori che nonostante le difficoltà a deambulare appoggiandosi al loro bastone hanno raggiunto la loro poltrona.

Ragazzini, famiglie, coppie, gruppi e poi loro: tutte con indosso una t-shirt rosa con la scritta le amiche della sposa intorno alla amica festeggiata, con un tutù di tulle infilato sopra i jeans, bendata con un foulard di seta e ignara di quello che stava per succedere.

L’ho trovato davvero un bel modo di organizzare un addio al nubilato.

Poi è arrivata “l’orchestra” … una versione molto moderna e digitale.

Sui due mega schermi ai lati del palco hanno iniziato a scorrere le parole ed è iniziata la magia.

All’inizio ero persino commossa. Bello. Tutto perfetto.

Hai avuto anche tu occasione di assistere a qualcuno delle versioni di Mamma mia che si sono alternate sui palcoscenici?

Ti piacciono le canzoni degli Abba? Qual è la tua preferita?

Quante volte hai visto il film?


Mamma mia, here I go again
My my, how can I resist you?  🙂

NOKIA

NOKIA

Nokia per la generazione X equivale a telefono.

Tra l’altro, posso dire che pensavo di essere boomer e invece mio marito mi ha fatto presente che non lo siamo?

Tu di che generazione sei?

Noi siamo della generazione cresciuta con i telefoni grigi della Sip, con la rotella per comporre il numero e con il filo corto, attaccato a una presa in qualche punto improponibile della casa.

Noi siamo della generazione che cercava i gettoni per chiamare dalle cabine telefoniche.

Noi siamo della generazione che quando usciva di casa entrava in un “nessunosadovesei” perché la geo-localizzazione era roba da film di fantascienza.

Poi sono arrivati i Nokia.

In realtà Nokia è una città finlandese, il cui nome deriva dal fiume Nokianvirta.
Luisella tu intervieni pure quando vuoi 🙂

Grazie alla posizione strategica sul fiume, la Nokia ha iniziato a creare prodotti dalla fine dell’Ottocento: carta, stivali televisori maschere antigas … fino ad arrivare al famoso Mobira Cityman.

1987

Lo stesso anno di The Joshua Three, di Dirty Dancing, l’anno in cui nascono le GIF e i Simpson, ma soprattutto l’anno in cui Ronald Reagan e Michail Gorbačëv firmano il trattato INF sui missili nucleari

Durante i 20 anni successivi la telefonia mobile Nokia si evolve molto rapidamente: nel 1991 viene effettuata la prima chiamata GSM e entro il 1998 la stragrande maggioranza di cellulari in Europa è prodotta dalla società finlandese.

Fino ad arrivare al 2007, anno del primo iPhone: nasce l’era smartphone ma Nokia forse forte del suo Nokia 1100, il cellulare più venduto di sempre, non comprende l’importanza di innovare immediatamente.

Nel 2008 il sistema operativo Android con HTC Dream assesta il secondo colpo di grazia.

Seguono riorganizzazioni ai vertici aziendali e accordi tardivi per tentare di limitare le perdite ma i piedi del colosso sono ormai di argilla.

Tu hai avuto un Nokia?

Questa è una piccola rappresentanza:

NokiaNokiaNokia

e poi c’è lui: noi lo chiamiamo il “muccino” dalla parola dialettale much che è un po’ il contrario del significato inglese, infatti vuol dire mozzicone.

Nokia

Lo chiamiamo piccolo, ma è grande: è la mia sveglia, da non ricordo nemmeno quanti anni, ma sono tanti, e non ha mai perso un colpo.

Il muccino testimonia giorno dopo giorno la qualità e la validità di un prodotto fatto bene, praticamente indistruttibile, dunque la questione è: non basta essere bravi, bisogna saper cavalcare il tempo.

Mai ritenersi “arrivati.”

Mai smettere di migliorarsi.

Essere visionari?
Anche.
Persino l’Accademia della Crusca ha riconsiderato l’accezione negativa del termine

Federico Fellini diceva che l’unico vero realista è il visionario.

Secondo te?

La realtà è già una visione del futuro?

L’oggi che stiamo vivendo non corrisponde però all’idea del futuro che più comunemente aveva popolato l’immaginario generale.

Quanti e quali film o libri possiamo citare? 

Direi che purtroppo dobbiamo rivedere le stime, in negativo, e di parecchio anche.

Sbaglio?

Mi racconti qualcosa di ottimistico tu?

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