MONSANTO PAPERS vs GREEN DEAL

MONSANTO PAPERS vs GREEN DEAL

 

Monsanto Papers vs Green Deal

Il Green Deal  europeo stabilisce come rendere l’Europa il primo continente neutro dal punto di vista climatico entro il 2050, promuovendo l’economia, migliorando la salute e la qualità della vita delle persone, prendendosi cura della natura e non lasciando indietro nessuno.

Neutralità climatica” significa in pratica zero emissioni: cioè il punto di equilibrio grazie al quale le emissioni non superano la capacità di assorbimento della terra.

Nell’ambito di questo progetto rientrano varie strategie come Farm to fork  o Biodiversità 2030 tutte indirizzate alla sostenibilità, e alla tutela di ambiente e salute.

Per questo motivo, alla luce anche del patteggiamento della Bayer  la mozione della senatrice a vita di nomina del Presidente della Repubblica Elena Cattaneo, in netta controtendenza, non solo stride, ma solleva proteste da più parti, comunità scientifica in primis. 

All’orizzonte emerge l’ombra dei famigerati Monsanto Papers.

Papers signifca documenti ufficiali ma in realtà questa espressione si riferisce ad una inchiesta di Le Monde  sul ghostwriting di cui si avvale la multinazionale per fare in modo che esperti apparentemente non collegati alla Bayer / Monsanto attestino dichiarazioni in realtà prodotte da scienziati interni, atte a screditare chi denuncia la tossicità del glifosato, avvalorando la tesi secondo la quale non ci sono prove fondate che sia cancerogeno.

Recentemente ci capita molto spesso di camminare in campagna tra campi di granoturco e risaie e in particolare un pomeriggio siamo capitati proprio a ridosso di un campo dove era in corso la distribuzione del diserbante.

Al di là di attestazioni e controperizie, il modo in cui l’aria respirata in quel frangente lascia in gola un retrogusto sgradevole caratterizzato da un odore forte e disturbante e genera una sensazione di persistente fastidio, può già bastare …

 

 

C3H8NO5P

C3H8NO5P

Il glifosato è una molecola della famiglia degli acidi aminati, scoperta da Monsanto all’inizio degli anni ’70. È costituito da un aminoacido, la glicina e da una molecola di acido fosforico unite tra loro da un ponte di azoto.

Ed è il principio attivo di Roundup:
quando viene spruzzato sulle foglie delle piante, esso penetra attraverso le loro parti verdi, viene assorbito e quindi diffuso – tecnicamente si dice traslocato – attraverso i tessuti e trasportato dalla linfa fino alle radici e agli organi di propagazione e riproduzione della pianta (rizomi, stoloni, bulbi, bulbilli). Una volta penetrato, il glifosato inibisce la produzione di un enzima denominato EPSP sintetasi, che a sua volta impedisce alla pianta di produrre gli aminoacidi aromatici essenziali per la sua crescita e il suo sviluppo.

Monsanto ha iniziato a commercializzare Roundup nel 1974.

All’inizio degli anni ’70 la popolazione contava 3 miliardi 682 milioni di persone, destinate a raggiungere i 4 miliardi entro il 1975.

Nel 1992 scade il brevetto e Monsanto è pronta con nuovi prodotti più efficaci.
Si avvia pertanto una progressiva evoluzione del Roundup che diventa un prodotto sempre più concentrato.

Con l’arrivo del nuovo millennio all’esigenza di concentrazione si aggiunge l’imperativo di contenere i costi di smaltimento, ed entrambi portano alla nuova tecnologia Transorb basata su una miscela di tensioattivi che riduce l’intervallo tra applicazione e semina a sole 6 ore.

Ma l’escalation continua: Roundup 450plus, Roundup 360power, e poi Platinum nel 2013.

4 marzo 2013 è la data in fondo alla lettera che Marion Copley, laureata in biologia con un master in zootecnia e veterinaria, a servizio del dipartimento di tossicologia dell’EPA per 30 anni, scrive al suo collega Jess Rowland soprannominato “la talpa della Monsanto”:

Jess,
Da quando ho lasciato l’Agenzia con il cancro, ho studiato il processo tumorale ampiamente e ho alcuni commenti sul meccanismo che può essere molto prezioso per CARC in base alla mia esperienza decennale sulla patologia. Prenderò una sostanza chimica per dimostrare i miei punti.

Il glifosato è stato originariamente concepito come un agente chelante e sono fermamente convinto che è il processo identico coinvolto nella formazione del tumore, è altamente supportato dalla letteratura.

– I chelanti inibiscono l’apoptosi, il processo attraverso il quale i nostri corpi uccidono le cellule tumorali.

– I chelanti sono interferenti endocrini, coinvolte nella tumorigenesi.

– Il glifosato induce la proliferazione dei linfociti.

– Il glifosato induce la formazione di radicali liberi.

– I chelanti legano lo zinco, necessario per il funzionamento del sistema immunitario.

– Il glifosato è genotossico, un meccanismo chiave del cancro.

– I chelanti inibiscono gli enzimi di riparazione del DNA che richiedono cofattori metallici.

– I chelanti legano Ca, Zn, Mg, ecc. e rendono gli alimenti carenti di questi nutrienti essenziali.

– I chelanti legano il calcio necessario per la risposta immunitaria calcineurina-mediata.

– I chelanti spesso danneggiano i reni o il pancreas, come fa il glifosato, un meccanismo di formazione dei tumori, i danni al pancreas possono portare a cambiamenti di chimica clinica e favorire la crescita tumorale.

– Il glifosato uccide i batteri nell’intestino e il sistema gastrointestinale è l’80% del sistema immunitario.

– I chelanti sopprimono il sistema immunitario e rendendo il corpo suscettibile ai tumori.

In precedenza, CARC ha concluso che il glifosato fosse “cancerogeno per l’uomo”. La patologia renale negli studi animali comporterebbe tumori con altri meccanismi sopra elencati. Uno qualsiasi di questi meccanismi da solo può causare tumori, ma il glifosato apre tutte le porte contemporaneamente. Si tratta essenzialmente di un dato certo che il glifosato provoca il cancro. Nelle Cellule del sangue più esposte ai chelanti in questione, lo studio dimostra la proliferazione dei linfociti, che poi è la conferma che il glifosato è una sostanza cancerogena.

Jess, tu ed io abbiamo discusso molte volte su questo, tu sostieni spesso argomenti al di fuori della vostra conoscenza, che è immorale. Per una volta nella tua vita, ascoltami e non giocare ai tuoi giochi politici con la scienza per favorire i dichiaranti. Per una volta fa la cosa giusta e non prendere decisioni basate su come influisce il tuo bonus. Tu e Anna Lowit intimidite il personale per favorire l’industria. Greg Ackerman dovrebbe essere il nostro esperto, ma non ha mai menzionato nessuno di questi concetti e quando ho provato a discutere con lui mi ha messa fuori. Greg gioca ai tuoi giochi politici, è incompetente o anche lui ha qualche conflitto di interesse di qualche tipo? Il suo collega Nebraska ha preso il finanziamento del settore, ha chiaramente un conflitto di interessi. Promettimi solo di non lasciare mai Anna nel comitato CARC, le sue decisioni non hanno senso razionale. Se qualcuno nell’OPP sta prendendo bustarelle, è lei.

Ho il cancro e non voglio che questi gravi problemi in MED non vengano risolti prima di andare nella mia tomba. Ho fatto il mio dovere.
Marion Copley 4 marzo 2013

Questa pagina è stata creata in sua memoria.

Il dibattito pubblico sui rischi cancerogeni legati al glifosato inizia solo due anni dopo la sua morte.

É nel 2016 infatti che il giardiniere Dewayne Johnson, in seguito ad una diagnosi di linfoma non-Hodgkin, intenta una causa nei confronti di Monsanto per aver utilizzato il Roundup.

Nel frattempo Bayer acquisisce Monsanto.

Nell’ottobre 2018 la giuria popolare condanna Bayer ad un risarcimento di 250 milioni di dollari per danni punitivi + 39 per risarcimento danni.
La sentenza viene poi ridotta a 78 milioni totali.

Nel 2020 Bayer conclude un accordo record per oltre 10 miliardi di dollari come patteggiamento per decine di migliaia di cause avviate per malattie causate dal glifosato.

Il Roundup tuttavia potrà continuare ad essere venduto.

Oggi la popolazione è praticamente raddoppiata rispetto al 1975.

Sicuramente queste multinazionali speculano e il progresso anche se eticamente discutibile è inarrestabile.

Il mercato agroalimentare però deve soddisfare una richiesta sempre maggiore che va di pari passi ad un generale impoverimento: moltissime persone faticano a far quadrare i conti e dunque si fa strada l’esigenza di spendere meno possibile. La richiesta del mercato spesso prevede cibi a basso costo a discapito ovviamente della qualità e della stessa salute.

Il problema dunque cresce e si evolve, proprio come il Roundup …

The seeds of life are not what they once were
I semi della vita non sono quello che erano una volta
Mother Nature and God don’t own them anymore
Madre Natura e Dio non li possiedono più

Così si conclude The Monsanto Years
di Neil Young

PM 2.5

PM 2.5

 

 

PM deriva da Particulate Matter: e consiste nel particolato aerodisperso, più precisamente, secondo la definizione del Ministero dell’Ambiente rappresenta l’insieme delle particelle atmosferiche solide e liquide sospese in aria ambiente. Il termine PM2.5 identifica le particelle di diametro inferiore o uguale a 2,5 µm … da qui in avanti però mi dissocio dalla descrizione: queste particelle vengono inglobate ai valori PM10 con troppa facilità, soprattutto nei rapporti di rilevazione, quando invece la differenza è sostanziale.
Perché?
Cito sempre testualmente dal progetto Essia cioè Effetti Sulla Salute dell’Inquinamento Atmosferico: in particolare, le particelle più piccole riescono a penetrare più a fondo nell’apparato respiratorio. Quindi, è importante capire quali e quante particelle sono in grado di penetrare nel corpo umano, a che profondità riescono ad arrivare e che tipo di sostanze possono trasportare. Ad esempio, la tossicità del particolato, e quindi la sua capacità di generare danni alla salute, può essere amplificata dalla capacità di assorbire sostanze gassose come gli IPA (Idrocarburi Policiclici Aromatici) e metalli pesanti, alcuni dei quali sono potenti agenti cancerogeni.
Il rilievo consistente dell’inquinamento ambientale in relazione all’insorgenza di tumori è anche oggetto della lettera aperta pubblicata da Isde l’aumento di incidenza tumorale e di malattie croniche degenerative che si manifestano nelle aree più inquinate ed in età sempre più precoce interessando bambini, adolescenti e giovani adulti è l’aspetto più eclatante del legame fra ambiente e salute.
Io dissento dalla scelta dell’aggettivo: trovo questo aspetto piuttosto terrificante che eclatante.
Anche l’OMS  dichiara che nell’Unione Europea il solo particolato più fine causa una perdita di aspettativa di vita di circa 8,6 mesi.
Alla luce di tutto questo, verrebbe naturale pensare che data l’elevata pericolosità, venga applicato uno stretto monitoraggio sulle emissioni di questo particolato fine.
Purtroppo invece in moltissimi casi non viene nemmeno distinto dal PM10 e risulta molto fumoso, perdona il gioco di parole, rapportare il dato del rilievo che ha un indice giornaliero che oscilla tra 9 e 8 mentre sto scrivendo, quando il termine di raffronto è secondo Ispra  un limite annuale di 25 µm, tra l’altro con un riferimento al 2010: è complicato persino reperire informazioni aggiornate, mi domando come mai.
Personalmente ritengo questo argomento della massima importanza e ho a cuore la Lomellina: terra martoriata tra fanghi e termovalorizzatori, dove la vivibilità è compromessa.
In Italia i termovalorizzatori sono 51, di cui 29 soltanto nel nord Italia ce lo comunica la Protezione Civile  specificando che i fumi generati vengono trattati e depurati.
Tra l’altro, i risultati di uno studio Inemar  2017 indicano come principale responsabile dell’emissione di PM2.5 in Lombardia la combustione non industriale.
In cosa consiste in pratica? Secondo la classificazione  “commercio, residenziale, agricoltura.”
Per usare un eufemismo: “ci scaldiamo troppo?”
Parrebbe proprio così: infatti le concentrazioni sono significativamente più alte nei mesi invernali come dimostrato visibilmente nei grafici della EEA European Environment Agency.
Dunque i termovalorizzatori sono innocenti?
No, nonostante negli anni gli inceneritori si siano rivestiti di questa “valorizzazione” con sistemi di controllo e depurazione che hanno sicuramente ridotto la percentuale di incidenza, una quantità di inquinanti viene comunque scaricata in atmosfera. Le famigerate nano-particelle sono tanto capaci di entrare facilmente nel nostro organismo e di raggiungere sangue, tessuti e organi, quanto di sfuggire in parte ai sistemi di filtraggio o di smaltimento, qui trovi una analisi  in proposito.
Se poi riesci a risolvere il calcolo delle soglie giornaliere/annuali, ti meriti un caffè!

 

 

 

 

CAFFÈ RADIOATTIVO

CAFFÈ RADIOATTIVO

Caffè radioattivo.

Che cos’hanno in comune gli incidenti di Chernobyl e Fukushima? Innanzitutto un numero: sono entrambi di livello 7.
L’incidente di Chernobyl si è verificato nel 1986 e secondo il rapporto di Greenpeace trent’anni dopo la catastrofe oltre diecimila chilometri quadrati sono inutilizzabili per l’attività economica, più di centocinquantamila chilometri quadrati sono le aree contaminate della Bielorussia, Russia e Ucraina e cinque milioni di persone vivono in zone ufficialmente considerate contaminate. A causa degli elevati livelli di contaminazione da plutonio nel raggio di 10 chilometri dalla centrale, l’area non potrà essere ripopolata per i prossimi diecimila anni.
La recente serie HBO ci ha dato la possibilità di rivivere attraverso le immagini, quei giorni che hanno cambiato le abitudini di tutti.
A migliaia di chilometri di distanza, abbiamo evitato cibi come verdure e latte, in aggiunta a ulteriori misure particolari per i bambini.
Per quanto riguarda Fukushima, sempre secondo il rapporto di Greenpeace gli interventi di decontaminazione del governo sono stati frammentari, inadeguati e vi è un serio rischio di ri-contaminazione delle aree già decontaminate. Nonostante il massiccio sforzo e le spese sostenute, è probabile che le attività di decontaminazione diventino un processo senza fine. Inoltre, gli sforzi di decontaminazione senza potersi ‘sbarazzare’ della contaminazione radioattiva, cioè semplicemente spostandola in altri luoghi come i siti di stoccaggio temporaneo, continuano a rappresentare un pericolo per le comunità locali e per l’ambiente.
Il rischio è che il Giappone decida di scaricare l’acqua contaminata nell’oceano Pacifico.
Si tratta dell’acqua che dal giorno dell’incidente cioè dall’11 marzo 2011 è stato necessario pompare sul reattore per mantenere bassa la temperatura del nocciolo: più di 220 metri cubi al giorno. Riesci ad immaginare quanto grande può essere la quantità?
Secondo le previsioni della stessa Tepco il limite di stoccaggio sarà raggiunto nel 2022.
È un problema che riguarda il monto intero anche se per ora solo la Corea del Sud sembra preoccuparsene.
Senza contare il rischio perenne che rappresentano questo migliaio di cisterne in una zona sismica.
Nel frattempo alcuni giornali stanno già riportando la notizia che il trizio è “relativamente tossico” e minimizzando l’impatto dello smaltimento in mare dato che avrebbe vita breve, certo, un periodo di dimezzamento di poco più di 12 anni non è nulla in confronto ai diecimila …
Ricordiamo che il trizio veniva impiegato per la fluorescenza negli orologi e che l’utilizzo è stato interrotto.
Ma la domanda è semplice: se davvero così innocuo, perché stoccarlo per nove anni continuando a costruire cisterne?
Direi che quando parliamo delle centrali nucleari ormai anche la frase di Einstein non basta più, non siamo nemmeno come topi che costruiscono una trappola per sé stessi, siamo andati oltre.
La leggerezza con la quale viene consentita la costruzione di queste centrali ben sapendo che in caso di incidenti non esiste nessun modo di porre riparo, è rivoltante tanto quanto l’appellarsi poi alle cause di forza maggiore nascondendosi dietro al fatto che gli effetti reali sulla salute non compaiono nell’immediato.
La gente si ammalerà e morirà, ma qualcuno ci avrà guadagnato. Come accade sempre.

VIVIBILITÀ

VIVIBILITÀ

Vivibilità.

Il Sole 24 ore ha pubblicato la classifica della qualità della vita 2019 suddivisa per province, che vede Milano al primo posto.
La distanza di Pavia forse va analizzata in termini spazio-temporali, dal momento che i 45 km che separano le due città, per qualche sorta di equazione, si trasformano in una distanza abissale sotto il profilo della vivibilità che relega la provincia di Pavia al 60° posto.
In dettaglio, il valore negativo in assoluto va al settore “cultura e tempo libero” (78°).
Volendo sdrammatizzare forse dovrei dire keep calm e più che bookcrossing dovremmo davvero imparare a condividere molto altro.
A nostra discolpa non possiamo nemmeno dire di essere troppo impegnati dal momento che anche il fronte lavoro (55°) non è certo confortante.
Ma l’aspetto ancor più avvilente è “ambiente e servizi” (64°) perché questo dato si incrocia con il 96° posto per tasso di mortalità per tumori, ed è terribile.
Viviamo in una terra avvelenata, tra inceneritori, fanghi da depurazione e roghi di materiali tossici, e, mentre tutto scorre, la gente si ammala.
Cosa possiamo fare in concreto perché che quei 45 km tornino ad allinearsi anche nella linea del tempo e della vita?

 

 

 

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