In che modo è “prossima” questa rete? Tu a cosa penseresti?
Ho trovato questa definizione: le reti di prossimità (le reti degli amici, dei vicini di casa, dei colleghi di lavoro …) rappresentano il potenziale di risorse relazionali al quale l’individuo di oggi può attingere per fronteggiare le sfide di una società sempre più complessa.
Pehi può forse avere a che fare con il lavoro, indipendentemente però dai colleghi e sicuramente non è una risorsa relazionale.
Pehi è un servizio, presentato durante Venditalia: Fiera del Vending che si è tenuta dal 15 al 18 maggio.
Vending ha a che fare con la distribuzione automatica: vending machines sono i distributori automatici, ai quali io associo immediatamente i distributori di caffè 🙂
Questo servizio è un progetto nato dalla collaborazione tra Confida: Associazione italiana distribuzione automatica e Illimity gruppo bancario in qualità di PSP: Payment service provider.
Prestatore di servizi di pagamento in pratica corrisponde a cioè che ormai ci siamo abituati a conoscere come PagoPA ovvero i pagamenti elettronici della pubblica amministrazione.
Questa è la rete di prossimità: la possibilità di pagare attraverso i distributori automatici.
Tu cosa ne pensi?
Per farlo basta accedere alla “stessa app che si utilizza per le consumazioni” … app che sinceramente non sapevo esistesse, io per prendere il caffè sono perennemente a caccia di monete, tu?
Mi rendo conto che qui siamo in provincia … dimmi come sono i distributori da te.
Se hai la app, basta scansionare il QRcode e si paga “nel tempo di un caffè.”
Che ne dici?
Pehi si scrive con l’acca ma suona come il verbo pagare in inglese.
Eravamo rimasti con lo spunto Migliora-menti, eppure la mia capacità di seguire come si deve tutte le cose che vorrei fare non è affatto migliorata purtroppo.
Ad ogni modo è inutile piangere sul latte versato sempre che tu non preferisca il caffè macchiato quindi, nel caso in cui ti sia sfuggito il post su 2010: Fuga da Polis riporto il filo del discorso anche qui.
La riflessione in oggetto non è metaforica ma virtuale.
Mi riferisco alle telecamere che alcune case automobilistiche hanno introdotto al posto dei classici specchietti di vetro laterali.
Queste mirror cam costituiscono un altro piccolo passo nell’ONLIFE per usare un neologismo d’autore.
Onlife è quanto accade e si fa mentre la vita scorre, restando collegati a dispositivi interattivi.
Per ora si tratta soltanto di macchine di fascia alta, ma tu pensi che quello che ora è ancora soltanto un optional, possa diventare di uso comune per tutte le automobili in futuro?
Senza neanche parlare di costi, la prima domanda che è venuta in mente a me riguarda il consumo che inevitabilmente ridurrà l’autonomia delle batterie.
Tu cosa ne pensi?
Ti è già capitato di guidare utilizzando queste cam al posto dei classici specchietti laterali?
Pensi che avresti difficoltà oppure non vedi l’ora che questa novità si diffonda sulla maggior parte dei veicoli come è già successo ad esempio per i cruscotti digitali?
GPT significa Generative Pretrained Transformer cioè Trasformatore Pre-addestrato Generativo.
Termini altisonanti e anche un po’ inquietanti che ci “porgono la mano” presentandosi ingentiliti dal prefisso chat.
Si fa un gran parlare di questa intelligenza artificiale “colloquiale” in grado di chattare e rispondere a domande di approfondimento.
Il sito ufficiale elenca tra le caratteristiche di ChatGPT la capacità di ammettere i propri errori, contestare premesse errate e rifiutare richieste inappropriate.
Tutto ciò avviene attraverso l’apprendimento artificiale tramite un algoritmo addestrato con “dati fenomenologici” cioè con dati rilevati dall’interazione con il linguaggio in un determinato ambiente di riferimento.
Questo algoritmo si identifica con un’altra sigla: NLP abbreviazione di Natural Language Processing, ovvero elaborazione del linguaggio naturale.
Il linguaggio naturale sarebbe il linguaggio “umano” contrapposto a dati di testo che non si basano più su modelli predefiniti ma che si evolvono in maniera flessibile.
Non so tu, ma io avrei una immediata considerazione da fare a questo proposito.
OpenAI, creatrice di questo sistema racconta:
Abbiamo lanciato ChatGPT come anteprima di ricerca in modo da poter saperne di più sui punti di forza e di debolezza del sistema e raccogliere il feedback degli utenti per aiutarci a migliorare i suoi limiti. Da allora, milioni di persone ci hanno fornito feedback, abbiamo apportato diversi aggiornamenti importanti e abbiamo visto gli utenti trovare valore in una vasta gamma di casi d’uso professionali, tra cui redazione e modifica di contenuti, idee di brainstorming, aiuto alla programmazione e apprendimento di nuove temi.
Proviamo a soffermarci sulle caratteristiche elencate:
– Redazione e modifica contenuti: in effetti questo sistema è in grado di scrivere testi, sicuramente meglio di me che non risulto mai simpatica alla famigerata analisi SEO 🙂
– Idee di brainstorming: a livello di manifestazione della creatività mi viene in mente la facoltà di creare immagini inserendo soltanto alcune parole.
Ecco in questo caso in un certo senso la tempesta si può verificare con i risultati come gli stessi creatori spiegano in questo video
– Apprendimento di nuovi temi: si strizza l’occhio anche all’istruzione presentando le possibilità come interattive e accessibili agli studenti.
Amiamo i nostri utenti gratuiti e continueremo a offrire l’accesso gratuito a ChatGPT. Offrendo questo prezzo di abbonamento, saremo in grado di aiutare a supportare la disponibilità dell’accesso gratuito a quante più persone possibile.
Ma non sono gli utenti a insegnare?
Mi ha colpita anche un’altra precisazione pubblicata sulla pagina ufficiale ChatGPT Ottimizzazione Modelli linguistici per Dialogo, un link conduce a “allineare i modelli linguistici” e specifica quanto segue:
Abbiamo addestrato modelli linguistici che sono molto più bravi a seguire le intenzioni dell’utente rispetto a GPT-3, rendendoli anche più veritieri e meno tossici, utilizzando tecniche sviluppate attraverso la nostra ricerca sull’allineamento. Questi modelli InstructGPT, che vengono addestrati con gli esseri umani nel ciclo, sono ora distribuiti come modelli linguistici predefiniti sulla nostra API.
Meno tossici … suppongo che la tossicità si riferisca a come esperimenti precedenti hanno appreso anche elementi diciamo non politicamente corretti.
La differenza tra uomo e macchina è proprio questa: la imperfezione.
O sbaglio?
Tu pensi che arriveremo anche al punto in cui saremo noi ad apprendere dall’Intelligenza Artificiale e non viceversa?
Potrei continuare, anzi, vuoi menzionare altri esempi anche tu?
Il mondo è pieno di ombre …
Già shadow = ombra … per questo mi chiedo come sia nata la scelta di chiamare Shadow anche un computer al quale è possibile accedere da remoto.
Si tratta di è un potente PC Windows che permette di utilizzare qualsiasi tipo di applicazione senza che si debba acquistare hardware, che come si sa, tende ad essere obsoleto in tempi brevissimi, oltre che oneroso.
Una facoltà che apre ad una specie di nuova e importante rivoluzione rispetto all’utilizzo della tecnologia nel nostro quotidiano.
Oppure tu la consideri più come l’ennesima standardizzazione?
I vantaggi evidenti e immediati si concretizzano nel poter operare al massimo della potenza senza dover sborsare cifre elevate in acquisti di attrezzature.
Anche a livello di ambiente si ridurrebbe senz’altro lo sfruttamento di determinati materiali e soprattutto si ridurrebbe l’esigenza di smaltimento di molti dispositivi, dal momento che ognuno potrebbe operare con ciò che ha a disposizione, semplicemente connettendosi.
Ecco, la connessione può però costituire anche il primo rovescio della medaglia: se dovesse saltare, tutto il lavoro si fermerebbe.
Allo stesso modo ci si troverebbe bloccati in caso di malfunzionamento del “server,” se così lo possiamo chiamare.
E ancora: le condizioni iniziali possono apparire vantaggiose, ma i costi potrebbero aumentare in maniera incontrollata, come purtroppo stiamo constatando.
Esiste dunque il rischio di trovarsi a rimpiangere il vecchio pc, magari lento ma pur sempre funzionante.
Luce, o ombra?
Mentre decidiamo, qualcosa di “oscuro” indubbiamente c’è: il cloud!
Impossibile non citare la famose scena in cui Jason Segel urla a Cameron Diaz: “nessuno sa cos’è il cloud!”
Il famigerato cloud: una sorta di buco nero dove finiscono nostri dati, oppure una valida opportunità?
E quando deciderai di venire a visitare il nostro salotto ducale, avrai a disposizione queste indicazioni che offrono la possibilità di avere ulteriori informazioni tramite QR code.
Con lo stesso criterio è stata inaugurata una panchina “digitale.”
Il problema è che di pari passo andrebbe convertita anche l’educazione dei cittadini, che troppo spesso si dimostrano l’esatto opposto di smart.
È bastato un segno di pennarello per rendere illeggibile il QR code.
Questo minuscolo tratto in realtà rappresenta emblematicamente un grande tratto che ci contraddistingue, e allo stesso modo rivela la debolezza sulla quale poggia quello che dovrebbe essere il futuro ….
Davvero possiamo arrivare ad accettare l’idea di figli virtuali?
Ti avevo già parlato del telegiornalista virtuale andato in onda per 70 giorni senza che nessuno se ne accorgesse.
Ma arrivare a parlare di figli virtuali è ben oltre.
Figli virtuali o addirittura figli tamagotchi, questa è la definizione diventata virale dopo la pubblicazione del libro di Catriona Campbell che però io non ho letto. Tu?
Intelligenza artificiale e Metaverso, due concetti che stanno entrando progressivamente nelle nostre vite.
È di questi giorni, ad esempio, la notizia della prima laurea nel Metaverso, sebbene il termine Metaverso sia stato coniato trenta anni fa: nel 1992, nel libro Snow Crash scritto da Neal Stephenson.
Suo il progetto Lamina1: una blockchain di livello 1 creata appositamente per potenziare il Metaverso aperto, in collaborazione con Peter Vessenes, considerato un pioniere delle criptovalute per aver fondato la prima società Bitcoin.
Lamina1 dunque si prospetta come il livello di base per l’Open Metaverse, un luogo che privilegia i creatori, tecnici e artistici, che fornisce supporto, tecnologia di calcolo spaziale e una comunità per supportare coloro che stanno costruendo il Metaverso.
Tu hai già pensato a come potrebbe essere il tuo avatar?
Avere un alter ego rimane comunque ben diverso dall’avere un bambino virtuale, eppure queste immagini mostrano quanto la linea di confine sia già stata superata.
Un anno fa ti parlavo di Gaia X e ora siamo arrivati a Baby X
… interagire con il computer come se si interagisse con una persona tu ti senti a tuo agio con questo concetto?
OPINIONI