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Innanzitutto ringrazio moltissimo Giovanni Rinaldi e Americo Marino per i loro grandi gesti di amicizia: ne sono estremamente onorata.
Una volta tanto posso dire davvero che le storie BELLE continuano.
Tutto è cominciato con uno scambio di opinioni, o forse dovrei dire con uno “scambio” che ha deviato il treno giusto su un binario diverso.
E diverso è stato il viaggio che ho fatto leggendo il libro I Treni della Felicità perché se “l’andata” riporta indietro nel tempo, il ritorno è sicuramente diretto al futuro.
Il futuro di bambini che hanno vissuto un momento storico molto doloroso, ma che più di altri ci insegnano la vera essenza della vita.
Ti consiglio di scoprire questa storia che trovo assolutamente essenziale per l’esempio che rappresenta, perché non ci si dimentichi mai che aiutarsi l’un l’altro è il segreto della felicità.
“La miseria che aiuta l’altra miseria” è una frase che racchiude esattamente lo spirito che ha animato l’UDI, Donne che si sono adoperate per fare in modo che bambini rimasti soli in seguito ad un arresto di massa come ritorsione ad uno sciopero, potessero trovare l’affetto e le cure che i loro genitori erano impossibilitati a dare.
L’episodio chiave si snoda dalla Puglia ma la rilevante portata ha fatto sì che l’aiuto si estendesse a bambini provenienti anche da altre zone.
Il libro cita anche Pavia, ed in effetti io mi chiedo se tu hai mai sentito magari i tuoi nonni raccontare episodi di ospitalità nei confronti di bambini venuti da altre regioni.
So per certo che “da noi” in tempi più recenti furono ospitati bambini di Chernobyl, quindi chissà.
Infatti io sono rimasta incantata innanzitutto perché si tratta di tradizione orale nel senso più puro. Le descrizioni minuziose trasportano letteralmente ad ascoltare, oltre che a leggere, proprio come io ho sempre ascoltato i racconti delle mie nonne.
C’è tutto un patrimonio di vite contenute nei cuori delle persone che sarebbe meraviglioso conoscere, testimoniare, diffondere, imparando dalla viva voce di chi ha il grande valore della propria esperienza da condividere.
Come Irma: di lei mi sono “innamorata” leggendo la sua idea di piacere catastematico.
O come Americo: il suo racconto di mamme al plurale per me è stato commovente e illuminante allo stesso tempo.
Nel mese di maggio ricorre la festa della mamma e direi proprio che la mia dedica andrà alle sue MAMME.
Resta inteso che qualora Americo volesse raccontare qualcosa di loro o aggiungere qualsiasi altro pensiero, qui è il benvenuto.
Ovviamente lo stesso vale anche per Giovanni.
Questa volta fatico a rimanere nello spazio di un caffè, perché le riflessioni che nascono sono tante: solo il ricordo di Mimì che vede il mare per la prima volta basterebbe per un ulteriore viaggio parallelo.
Allora semplicemente lascio che il treno riparta lento sperando che la prossima destinazione possa essere una piacevole sorpresa, come quella che mi ha portata a conoscere I treni della felicità.
GRAZIE!
grazie di aver condiviso con noi questo bel racconto, frutto di una produttiva collaborazione.. Buon primo Maggio 🙂
GRAZIE a TE!
E scusa se rispondo in ritardo. Purtroppo maggio non è iniziato bene.
Abbracciione speciale
Che belle storie! Grazie anche a te che ce le fai scoprire.
Vero?! Io mi ci sono appassionata moltissimo.
GRAZIE a TE Gabriella, come sempre!
Children are innovative and curious, open to the possibilities of life, and able to adapt in the face of great cruelty. Cruelty closes their love of live, but I am on a train of happiness knowing kindness is what helps children learn to open back up to the sun again. Those people who are kind are so often new family in the forms of siblings and parents.
Your tribute to mothers heartens me! This is a pleasant stop to have come to.
“I am on a train of happiness knowing kindness is what helps children learn to open back up to the sun again” this is a poem inside your comment! And imagining this create a poetry tribute to those people who help others.
Thanks a lot also for your thought about mothers <3
Con piacere riporto i miei ricordi d’infanzia.
Oltre a mia mamma biologica, ho avuto altre mamme come Derna e sua cugina che mi accolsero ad Ancona e cresciuto come un loro figlio, circondato da tutte le attenzioni.
In particolare voglio ricordare Derna Scandali, la nota sindacalista, che all’epoca si diede da fare per organizzare nei minimi dettagli l’arrivo e l’affido alle famiglie di noi piccoli meridionali.
Mise in moto una macchina organizzativa eccezionale per l’epoca che, nonostante la povertà del dopoguerra, la solidarietà nei nostri confronti non venne a mancare.
Derna e sua cugina abitavano vicine, lei aveva una vita indipendente e ogni giorno ci ritrovammo a tavola tutti insieme, giorno e sera.
Organizzava anche le colonie, ci portava al mare e noi bambini ci divertivamo.
Passammo così le giornate estive.
Ma voglio ricordare anche mia madre.
Feci di tutto pur di non rimanere al mio Paese perché conoscevo bene la povertà del Sud.
Lei vedendomi triste e che non mangiavo più per il dispiacere di aver lasciato Ancona, a malincuore mi lasciò partire pur di sapermi felice e di avere la gioia negli occhi, poiché sapeva che ero in buone mani, anche se aveva piacere (giustamente) di avermi con sé e di vedermi crescere.
Oggi mi sento in colpa per questo, proprio per non averle dato la gioia di vedermi crescere, al tempo stesso, però, ripenso a quel bambino che ad Ancona aveva tutto, per me era un mondo che ho sempre definito “a colori”.
Ho capito che solo un grande amore di una madre verso il proprio figlio può far accadere ciò.
Spesso mi chiedo che cosa avrei fatto io al suo posto: probabilmente lo stesso, avrei lasciato andare anch’io mio figlio.
Purtroppo, queste grandi Donne, sono tutte scomparse, ma non posso dimenticare tutto quello che di positivo hanno fatto. Il loro ricordo è sempre vivo in me.
E se oggi sono quello che sono, lo devo a loro.
Americo
Americo io sono commossa, grata, onorata e ringrazio davvero di cuore per TUTTO.
Trasferisco queste bellissime parole in un post perché nessuno perda l’occasione di leggerle.
Uuuuh, molti link di aggiornamento da fare!
🙂
GRAZIE GRAZIE GRAZIE!!
non capisco se è lo stesso libro che ho letto io non tanto tempo fa (ma di cui non ricordo il titolo esatto e l’autore! e non ho modo di verificare) o se sia una coincidenza straordinaria di argomento.
se non ricordo male la vicenda era ambientata a Napoli dopo la guerra tra un gruppo di bambini poveri che venivano trasferiti temporaneamente in Emilia presso famiglie affidatarie.
che sia o meno il medesimo libro, complimenti all’autore perchè il tema e la narrazione sono avvincenti.
ciao 🙂
ml
Il libro di cui parli tu è Il treno dei bambini di Viola Ardone.
Tutto è nato da lì anche per me.
Ma se hai voglia di cliccare sul link dal grassetto “Il treno giusto” oppure di vedere dal blog il post “Non perdiamoci il treno giusto” trovi la spiegazione: in pratica il libro che noi abbiamo conosciuto ha prelevato a piene mani, riportando in maniera pressoché letterale, da I treni della felicità di Giovanni Rinaldi.
Anzi, ti riporto direttamente il suo link, così puoi saltare i meandri dei miei sproloqui e andare direttamente sul suo blog da qui.
grazie Claudia, ora i vari tasselli sono andati a posto.
certo che è una vicenda letteraria sconcertante.
ml
Vero.
Sconcertante. Sono rimasta molto colpita anche io.