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La Fabbrica delle Ragazze di Ilaria Rossetti edito da Bompiani: prendi nota di questo titolo, te lo consiglio.
Io sono nuovamente grata a Monica: lo ho letto grazie a lei e mi è piaciuto tanto.
La Fabbrica delle Ragazze nasce dalla ricerca dell’autrice improntata sulle morti sul lavoro, ma è molto di più.
È il racconto di un fatto storico letteralmente cancellato, è la descrizione di luoghi che riconosco in un certo senso come familiari e testimonia anche la teoria dei sei gradi di separazione.
Ma soprattutto è un libro scritto davvero bene.
I miei complimenti a Ilaria Rossetti.
La Fabbrica delle Ragazze sorge a Bollate, durante la prima guerra mondiale, per far fronte all’esigenza di armi, bombe e munizioni per rifornire il fronte.
Ecco perché “delle ragazze:” unica forza lavoro rimasta, idonee in particolare per le loro mani piccole.
Sai che non amo svelare troppo ma tengo a sottolineare l’importanza di diffondere la storia di persone usate e poi cancellate perché la macchina della guerra non può fermarsi, allora come ora.
Dunque si arriva persino a radere al suolo, lasciando solo solchi nella terra e nei cuori di chi ha vissuto, nell’attesa che la memoria si spenga insieme alla vite di chi conosceva la realtà dei fatti.
Per questo è importantissimo che continuiamo a raccontare noi, al posto loro, questa e tutte le storie altrettanto scomode.
Il primo è stato un narratore d’eccellenza: nientemeno che Ernest Hemingway che il destino ha condotto dall’America fino a Castellazzo di Bollate proprio a seguito dell’esplosione della fabbrica, narrata nei famosi Quarantanove Racconti.
Sul luogo, completamente ricoperto dagli alberi, rimane soltanto una cabina elettrica, con un murale molto suggestivo.
Altri personaggi del libro invece conducono il lettore fino a Milano, seguendo la via del fiume Seveso, dipingendo un viaggio nella natura e nel tempo.
Tu hai mai ascoltato racconti di nonni tuoi o “acquisiti”?
I nonni in fondo sanno diventare nonni di tutti, o sbaglio?
C’è una storia da tramandare anche nel luogo in cui vivi tu?
Si, di racconti dei nonni e degli zii anziani mi sono nutrita da sempre. Per non dimenticare…
Quanto bella è la tua descrizione Luisella?!
Nutrirsi di racconti.
Meraviglioso. Ti ringrazio TANTO
Sì: per non dimenticare …
Dai nonni ho ascoltato per lo più racconti di guerra, di come si viveva nella paura. Mia nonna mi diceva che ogni volta che sentiva passare un aereo ricordava ancora la paura di quei giorni, in cui gli aerei sganciavano bombe. E ai miei occhi di bambina sembrava tutto una favola.
Vivere nella paura.
Terrificante.
Posso dire che io ho paura di vivere nella paura?
Sono spaventata già così, immaginiamoci … ecco no: forse il problema è che chi non ha provato non può capire fino in fondo, tutto questo evolvere degli eventi, questa regressione non si spiegano altrimenti.
Grazie di cuore per averne parlato, cara Claudia!
Ti auguro un bellissimo weekend
GRAZIE di cuore a te Luisa!!
Ti abbraccio <3 passa un buon weekend anche tu!
💖😘💖😘💖
No, non sbagli affatto, mia cara Claudia. Io ho avuto dei nonni fantastici, ma ho potuto godere poco della loro presenza. Due non li ho conosciuti, se non attraverso i numerosi racconti.
Nonna Adelia era molto provata, non era più la stessa, la vedevo sempre triste 💔 e mi dispiaceva vederla così. Un giorno le chiesi come mai fosse sempre triste, aveva i suoi buoni motivi, difficile spiegarlo ad una bambina, lo compresi dopo e lo chiesi più volte a papà.
Un giorno le dissi che doveva essere contenta di vedermi, di stare con tutti noi. Non volevo certamente ferirla, desideravo esprimerle il mio affetto.
Nonno Umberto è morto quando facevo il primo anno di Superiori. Nonna Adelia quando frequentavo la terza Media.
Mi sono mancati tantissimo, specialmente da grande, mi mancano tuttora. Quando ho incontrato il ragazzo che poi è diventato mio marito, aveva un nonnino dolcissimo, che ho amato tanto.. andammo da lui vestiti da sposi e ci baciò le Fedi, non potrò dimenticare mai un gesto così bello! Che Dio benedica i Nonni!
Il libro di Ilaria Rossetti deve essere bellissimo.
Proponi sempre argomenti stimolanti e degni di attenzione!
Ti abbraccio, mia cara Claudia.
❤️
Carissima Valeria, ti ringrazio di cuore.
Mi dispiace per la tristezza della Nonna Adelia.
Aveva un bel nome.
Sono sicura che ha compreso il tuo intento e che era contenta di vederti, indipendentemente dal peso sul cuore che la rendeva triste.
Anche la mia Nonna Francesca è morta quando facevo il primo anno di superiori, e anche a me manca moltissimo come a te tuo Nonno Umberto.
Io ho avuto la fortuna di conoscerli tutti, anche se con Nonno Giorgio ho avuto poco tempo: è morto quando avevo cinque anni.
Il Nonno di tuo marito è stato davvero dolcissimo e il suo gesto all’apparenza semplice ha trasmesso una intensità di emozioni che tu non dimenticherai mai.
Possiamo considerarlo un Nonno simbolo, un Nonno esempio e mi unisco a te: Dio benedica i Nonni!
Bellissimo post, grazie!
Io credo che per tanto tempo abbiamo voluto cancellare la memoria, forse nell’illusione di proiettarci nel futuro. Ora credo che anche i giovanissimi abbiano voglia di ascoltare i “cunti” antichi, i racconti dei nonni e delle persone anziane, nella convinzione che non possiamo avere un futuro senza un passato. Qui da noi, a Ischia, c’è tanta memoria da recuperare. Grazie ancora. Un abbraccio
Laura che concetto importante hai evidenziato!
Ti ringrazio davvero: “l’illusione nel futuro.”
In effetti immaginavamo un futuro di pace e di progresso, e sinceramente non mi capacito constatando invece come ci siamo ridotti.
I “cunti” dunque sono i racconti, sai che anche qui raccontare si dice “cunté?!”
Ma favola ad esempio è “còsa.”
Nessun futuro senza passato, molto giusto.
Riguardo a Ischia tu con la tua passione e il tuo impegno contribuisci in maniera essenziale per documentare, tramandare, testimoniare in maniera puntuale e professionale, per cui colgo l’occasione per farti i miei complimenti con stima anche da qui.
GRAZIE a te!
Contraccambio l’abbraccio con affetto.
Nonni no ma mio padre si è fatta tutta la seconda guerra mondiale compresa la Russia
Caspita Allegro, gli uomini come tuo padre sono stati dei giganti per quanta forza hanno saputo trovare nell’affrontare non solo la guerra, come se già non fosse troppo, ma anche le condizioni estreme della Russia senza niente.
Se pensiamo a come adesso quasi nemmeno facciamo più di tre passi senza ausili per assurdo, è qualcosa che va davvero oltre.
Io ho avuto i racconti di prima mano dei miei genitori, che hanno vissuto tutto il ventennio fascista e la seconda guerra mondiale. Anche per questa guerra si sono impiegate le donne, nelle fabbriche e negli uffici, perchè gli uomini validi non c’erano, erano al fronte. Spesso si parla dei “pensionati baby” come dei privilegiati: è corretto, se si pensa per quanti anni è andato avanti questa opportunità. In realtà la pensione dopo 20 anni di lavoro è stata creata per mandare a casa le donne che, anche dopo la fine della guerra, erano rimaste a lavorare fuori casa, e ora occupavano posti di lavoro destinati agli uomini.
Paola io ti ringrazio perché grazie a te ancora una volta ho imparato qualcosa: non conoscevo l’origine della pensione dopo soli 20 anni.
I tuoi genitori purtroppo devono averne passate tante e idealmente li abbraccio.
I miei genitori sono nati nel 46 e 47.
Mio nonno è stato in guerra ma è morto quando avevo cinque anni e non ha fatto in tempo a raccontarmi la sua vita perché si è ammalato che ancora lavorava, faceva i turni di notte e durante il giorno cercava di riposare. Si era ripromesso di insegnarmi il tedesco non appena in pensione, ma non abbiamo fatto in tempo …
Mi piacerebbe leggerlo però mi manca il tempo. Penso che sia stato cancellato nelllo stesso modo come si sta cercando di cancellare la Strage di Vergarolla (Pola) dell’agosto 1946.
Buon Pomeriggio.
Quarc
In questo caso la fabbrica è stata letteralmente smantellata fino alle fondamenta.
Cioè non si tratta di un insabbiamento solo metaforico, oltre naturalmente alle notizie sui giornali rivedute e corrette secondo i comodi …
Come sempre mi insegni Quarc, ogni volta che leggo qualcosa scritto da te io scopro fatti dei quali non avevo la minima idea.
Per questo ti sono davvero grata.
secondo l’assonanza con il libro e film La fabbrica delle mogli è voluta?
Secondo me no: il libro racconta proprio la storia di una fabbrica, vera, esistita realmente.
Producevano bombe e munizioni per il fronte.
Ci lavoravano donne giovani, perché gli uomini erano al fronte e perché comunque le mani piccole erano più adatte al montaggio.