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Le assaggiatrici è il film per la regia di Silvio Soldini uscito nelle sale la scorsa settimana.

 

Sono andata al cinema con Monica e questa è una delle volte in cui vedo il film prima di leggere il libro.

 

Alla sceneggiatura hanno collaborato tra gli altri Cristina Comencini e Ilaria Macchia, che io sono sempre curiosa di scoprire.

 

Le assaggiatrici è basato sul romanzo scritto da Rosella Pastorino, ispirata dalla storia di Margot Wölk che solo a 95 anni ha rivelato di essere l’unica superstite di un gruppo di donne selezionate per verificare che il cibo non fosse avvelenato.

 

Il blog di Tony ha pubblicato una lista di dieci film angoscianti, lì per lì non mi era venuta nessuna idea, ma ora sicuramente posso citare Le assaggiatrici: un’ora e non so quanti minuti di angoscia.

 

 


Per sottolineare ancora di più il senso di ineluttabilità, a tratti le immagini vengono intervallate da stacchi di nero.


Le musiche della colonna sonora incombono con altrettanta efficacia.


Il regista ha scelto di lavorare con attori tedeschi, proprio per rimanere il più possibile fedelmente allineato a ogni singolo dettaglio.


Ma ciò che emerge è che le persone, di qualsiasi nazionalità, di qualsiasi colore, di qualsiasi origine, durante la guerra soffrono.


So di aver scritto una banalità, eppure sembra che tutto ciò che è accaduto per la seconda guerra mondiale, così come in tutte le altre guerre della storia dell’umanità, non sia servito a nulla.


Non abbiamo imparato nulla.


E ci cibiamo del veleno dei potenti di turno.

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