FILO ROSSO. IN LOOP

FILO ROSSO. IN LOOP

 

Queste giornate d’estate per due motivi completamente diversi mi hanno portato un filo rosso.

Il primo è musicale: Fil Rouge per la precisione.
Fil Rouge è la canzone dei Curcuma, ma è anche l’importante passo in un cammino fatto di passione pura, di impegno, di costanza e di bravura.
Fil Rouge è ripartenza, ricongiungimento, è parte di un sogno grande ed è un grande risultato.

Personalmente mi sono ritrovata ad adottare immediatamente il non importa seche Dennis e Samuel cantano, e lo trovo perfetto.
In generale, prendendo spunto dal brano scritto da Samuel, credo che abbiamo tutti bisogno di vari NON IMPORTA SE da ripetere a noi stessi con enfasi e allegria.

Il secondo filo rosso invece non è alla luce del sole.
Il secondo filo rosso, all’opposto, è DARK.
È “sotterraneo”, occulto, e conduce a riflessioni completamente diverse.

Di questa serie mi ha parlato Claudia: per me una garanzia. Da tempo ho imparato che se qualcosa le piace, sicuramente piacerà anche a me.

Ciò che sappiamo è una goccia, ciò che ignoriamo è un oceano.
Isaac Newton

Alla fine di ogni episodio, rimanevo con una quantità di domande, o in alternativa con argomenti di discussione che non facevano che moltiplicarsi, tanto che alla conclusione finale mio figlio mi ha fornito uno spiegone definitivo che ovviamente ometterò per non spoilerare.

Una riflessione in senso lato però la vorrei fare: si dice spesso, e assolutamente non a torto, che la leva che muove ogni cosa è il denaro.
Dunque è bello quando invece ci si trova a considerare una FORZA che partendo da un motore metafisico e da una visione quadridimensionale si riconverte e può smuovere con altrettanta risolutezza rivelandosi generatrice di eventi: l’amore.

Amore per la famiglia.
Per quanto sgangherata, improbabile, instabile e imperfetta possa essere, pur sempre Famiglia.

WAKE UP AND SMELL THE COFFEE

WAKE UP AND SMELL THE COFFEE

 

 

Wake up and smell the coffee.

No need to argue: chiunque conosce ZOMBIE dei Cranberries.

Io non riesco a definirla semplicemente una canzone, per me è storia.
Recentemente ha superato il miliardo di visualizzazioni su YouTube e ammetto che un tot sono mie.
Un successo meritato, che chiude il cerchio della precedente proclamazione a canzone dell’anno agli MTV Awards 1995.
Zombie è stato girato da Samuel Bayer, che ha realizzato anche il video di Smells like teen Spirit per intenderci, ma, tralasciando l’indubbia qualità, io mi soffermerei sul messaggio e sulla voce di Dolores O’Riordan.
Purtroppo ormai la prima cosa che viene citata ovunque su di lei sono le circostanze della morte, io invece vorrei parlare della vita.
Non della sua biografia in dettaglio, ma dettagliatamente sottolineerei come lei abbia scritto questo brano di getto, dopo aver appreso della tragica morte di due ragazzini a causa di una bomba.
Nonostante l’episodio si collochi in Irlanda nel 1993, un preciso contesto tristemente noto, Dolores ha sempre evitato di politicizzare.
“Nella tua testa, nella tua testa” lo ripete Dolores, invoca, invita a pensare, sembrerebbe banale eppure troppo spesso non lo è.
Il suo è un grido per unire, per risvegliare.
“La violenza causa silenzio.”
Io trovo che Dolores sappia far parlare questo silenzio, sappia dar voce al dolore, sappia gridare non la rabbia, ma la forza di dire basta.
Zombie è contro la violenza, contro l’incapacità di fermare la violenza.
Questa canzone è il nostro grido contro la disumanità dell’uomo per l’uomo; e la disumanità dell’uomo al bambino.”
Dolores O’Riordan

Non so tu ma per quanto mi riguarda il pensiero arriva forte e chiaro e si insedia in maniera viscerale.
Il suo “another mother’s breaking heart” diventa il mio.
La sua voce, il suo modo di cantare del tutto unico, costituiscono il punto focale: un catalizzatore, che permette al messaggio di comunicare tutta la sua dirompente disperazione.
“Zombie è stata ispirata dalla morte di un bambino. La vita gli è stata presa dalle braccia di sua madre, che stava facendo shopping in un giorno normale a Londra. Qualcuno aveva infilato una bomba in un cestino di rifiuti e il bimbo si è trovato al posto sbagliato al momento sbagliato, ed è morto. La ragione per cui era stata messa la bomba aveva a che fare con quel tipo di rivendicazioni politiche e territoriali che si succedono in Irlanda e in Inghilterra. L’allusione alla data del 1916 serve a ricordare che in quell’anno fu firmato un accordo che sanciva la cessione di sei contee irlandesi all’Inghilterra. Da allora non è cambiato niente: guerra, morte ed ingiustizia.
Dolores O’Riordan

Zombie che vedono e sentono il dolore, eppure non fanno nulla.
Zombie non da film horror eppure terribilmente più spaventosi: noi.

 

CAFFÈ DA TIFFANY

CAFFÈ DA TIFFANY

 

Caffè da Tiffany!
Inizialmente avevo in mente altro per il caffè di oggi, ma sinceramente ora avverto un fortissimo bisogno di leggerezza.
E chi più di Audrey può rappresentare la personificazione della lievità senza mai essere superficiale e senza nulla togliere alla serietà delle sfide che la vita pone?
Non mi riferisco soltanto ai suoi personaggi: anche il suo cammino personale è un grande esempio di forza, equilibrio, e tenacia in tutte le fasi che ha attraversato, in tutte le decisioni che ha preso, mantenendo e difendendo comunque la sua riservatezza.
Il suo stile è sottrazione, lei ci ha insegnato il valore dell’essenziale.
In questi giorni ogni cosa è urlata, ogni dichiarazione amplificata dalle gran casse della brama di arrivare primi. Non importa più se vero o falso, non importa cosa comporterà o quali reazioni provocherà, si pubblica, ovunque, e poi parta la conta dei consensi.
I danni invece non contano più.
Possibile che non ce la possiamo fare a mantenere una condotta civile?
Eleganza non è solo immagine, eleganza è anche modo di essere, comportamento, oltre che portamento.
E per me oggi eleganza è anche senso civico, e rispetto.
Tra i tanti aneddoti su Audrey Hepburn vorrei in particolare citare quello legato all’abito da sposa donato. Nel 1952 il matrimonio con Lord James Hanson viene annullato poco prima della data stabilita. L’abito per Audrey confezionato dalle sorelle Fontana è già pronto e naturalmente è stupendo. Un vero peccato. Audrey allora dispone che venga donato “alla più bella, povera, ragazza italiana che le sorelle Fontana riusciranno a trovare”.
Al di là del fatto che fa molto fiaba, il concetto è: se io non posso avere o non posso più fare una cosa, non significa che debba precluderla anche agli altri.
Ecco, questa è la riflessione che vorrei lasciare oggi.
E poi:
ricordati, se mai dovessi aver bisogno di una mano che ti aiuti, che ne troverai una alla fine del tuo braccio… Nel diventare più maturo scoprirai che hai due mani. Una per aiutare te stesso, l’altra per aiutare gli altri.”
Audrey Hepburn

 

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