Danse macabre è il nuovo lavoro dei Duran Duran in uscita il 27 ottobre giusto in tempo per Halloween.
In realtà l’idea di Danse macabre nasce proprio dalla performance a tema Halloween all’Encore Theatre al Wynn di Las Vegas il 30 e 31 Ottobre di un anno fa.
Sì, lo so, nemmeno io volevo credere a quello che stavo vedendo, eppure è tutto vero.
Diciamo che da quella partenza all’album finale la danza più che macabra è stata intensa e ha prodotto tre inediti, tre nuove versioni dalla loro discografia e sei cover.
Ecco le cover sono sempre un grandissimo rischio, questo è un dato di fatto, però io a prescindere apprezzo il tributo a pezzi di storia della musica.
Paint it black è una canzone che mi piace moltissimo e non dirò altro.
Spellbound di Siouxie and the Banshees grazie a Stranger Things ora è apprezzata anche dai non boomer, chissà se ascolteranno anche la versione Duran Duran.
Sicuramente Bury a friend di Billie Eilish è un grande punto di contatto.
E riguardo a Psycho Killer galeotta fu la passione per Tina Weymouth che John Taylor ha scoperto di condividere con Victoria De Angelis.
Quando si dice Talking Heads …
Ecco cosa ha raccontato John in proposito
Condivisione, collaborazione sono concetti che amo, così come amo i personaggi rock e per rock non intendo semplicemente musica.
Può una danza macabra essere rock?
Non lo so, quello che so è che Simon Le Bon, John Taylor, Nick Rhodes, Roger Taylor, e per l’occasione anche Andy Taylor e Warren Cuccurullo in qualche modo proseguono il filo che stiamo seguendo insieme.
Curiosità, entusiasmo e anche un pochino di timore, per me.
Cosa succede quando più cose che ti piacciono particolarmente si sommano miscelandosi tra loro?
La ricetta perfetta.
Però il rischio aumenta perché l’aspettativa è alta.
E direi che questo è sicuramente il caso di A haunting in Venice cioè il nuovo film in uscita nel 2023 che vedrà Kenneth Branagh recitare sotto ai baffi per antonomasia: quelli di Hercule Poirot.
Il primo elemento che mi colpisce: Venice! “La mia” Venezia, ormai lo sai.
Ma di quale libro di Queen Agatha stiamo parlando?
A haunting in Venice nasce da Hallowe’en party, libro pubblicato nel 1969 che, per la sciagurata consuetudine di tradurre, in Italia è diventato Poirot e la strage degli innocenti.
Leggiamo insieme qualche riga dalle prime due pagine?
Oppure possiamo ascoltare
Agatha Christie dunque ci riporta sull’argomento Ognissanti.
Ma … Venezia?
In una dichiarazione condivisa con la stampa, Branagh ha dichiarato: “Questo sviluppo del personaggio di Hercule Poirot, così come del franchise di Agatha Christie è basato su una complessa e poco conosciuta storia del mistero ambientata ad Halloween in una città pittoricamente incantevole…”
La sceneggiatura è a cura di Michael Green, tra i suoi lavori ricorderei Blade Runner 2049 giusto per sapere cosa ne pensi.
20th Century Studios ha descritto l’adattamento, scritto da Michael Green, come un inquietante thriller soprannaturale nel quale Poirot, ormai in pensione in un esilio autoimposto nella città più glamour del mondo, partecipa con riluttanza a una seduta spiritica in un palazzo decadente e infestato, durante la quale uno degli ospiti viene assassinato. Il detective si ritrova così in un mondo sinistro di ombre e segreti.
Certo un bel salto di fantasia da Woodleigh Common … ma se si tratta di saltare a Venezia … ci fidiamo!
Tra l’altro Kenneth Branagh ha deciso di iniziare le riprese proprio il giorno di Halloween lasciando un dubbio: è stato annunciato il cast, ma per ora possiamo soltanto ipotizzare quali saranno i ruoli. Vuoi provarci?
Kyle Allen Camille Cottin Jamie Dorman Tina Fey Jude Hill Ali Khan Emma Laird Kelly Reilly Riccardo Scamarcio Michelle Yeoh
You make me feel like it’s Halloween la prima volta che ho ascoltato questo brano gotico elettronico dei Muse ho pensato a un complimento: mi fai sentire come se fosse Halloween. Forte!
In realtà però il testo della canzone racconta di come ci si sente in trappola.
Pensando a una situazione senza via d’uscita, ti ritrovi a immaginare scenari da film horror? Sicuramente i Muse hanno giocato con questo concetto.
I riferimenti sono davvero tanti, vuoi citarne qualcuno tu?
Ci sono varie interpretazioni di You make me feel like it’s Halloween, alimentate anche dalla frase finale: but you are the caretaker cioè “ma sei tu il custode.”
In una intervista Matt Bellamy ha scherzosamente dichiarato che c’erano troppe canzoni sul Natale ed era tempo che qualcuno celebrasse qualche altra festa, come Halloween ad esempio.
Tu cosa ne pensi?
Indubbiamente i Muse nel corso di questi venti anni costellati dai loro successi ci hanno abituati a ben altre emozioni.
Personalmente sono sempre stata colpita in primo luogo dalla carica potente che Matthew Bellamy & Co. Riescono a tramettere, ma anche dall’estro che li contraddistingue unito ad un genere del tutto esclusivo che inizialmente rendeva complicato incasellarli in un genere musicale definito.
Qual è la tua preferita tra le loro canzoni?
Lo so, non è facile scegliere, io non riesco a stilare classifiche, sebbene abbia un legame speciale con alcuni dei loro brani.
Alla luce di questo possiamo forse riconsiderare You make me feel like it’s Halloween più per il messaggio che per le citazioni horror, sei d’accordo?
Il 26 ottobre i Muse saranno all’ Alcatraz di Milano ottimo modo per sentirsi in Hallooween mood.
Sono giorni di pensieri pesanti e forse per questo ancor di più avverto un istintivo richiamo verso le tradizioni, come se potessi trovare una specie di rifugio.
Quindi rilancio l’invito a condividere idee o ricette che facciano riferimento ad Halloween piuttosto che ad Ognissanti.
Dopo aver decisamente apprezzato la pumpkin pie, volevo provare a recuperare le ricette della Lomellina.
Ma a quanto pare siamo più predisposti per la tradizione orale senza poi darci la pena di trasferire per iscritto …
Risulta infatti una impresa rintracciare fonti che non siano la stessa frase rimbalzata più o meno a casaccio senza riscontro.
Di questo ha scritto molto bene Annalisa Alberici nel libro Cucina del Pavese della Lomellina e dell’Oltrepo
a pagina 13 c’è una importante domanda: La cucina pavese esiste?
La risposta è lunga ed articolata, ma in breve:
Devo ammetterlo: nei secoli la cucina pavese non fu mai scritta. O lo fu per caso.
A quanto pare la cucina pavese è proprio come il bel tacer … e appena ho letto questa frase non ho potuto far altro che sorridere ripensando al ricordo della frase che mi ripeteva mia nonna.
In realtà però ho trovato anche un altro libro che parla di Milano con riferimento al periodo dei Visconti, che quindi si può considerare esteso a Vigevano
A tavola la mestizia del giorno dei morti, con le sue tradizionali visite al camposanto, cede di fronte ai piatti della tradizione che impone la biella (marmitta) con la supa coi sisar (zuppa di ceci) arricchita dalle cotiche, e il pangiald o pane dei morti. Ora il pangiald si può comprare nelle panetterie o nelle pasticcerie, ma un tempo veniva cotto nel forno di casa.
È vero che la mia famiglia è contaminata, ma noi non abbiamo mai mangiato ceci … dunque rimane giusto il pangiald.
Ognissanti, pane … mi viene in mente questa frase:
I due odori più buoni e più santi son quelli del pane caldo e della terra bagnata dalla pioggia. Ardengo Soffici
Qui piove sempre meno, la terra però è bagnata ugualmente: dalla nebbia.
Ecco, piuttosto che per la cucina, è sul lato scary che la Lomellina non ha nulla da invidiare, le nostre atmosfere si prestano tantissimo!
Infatti, al contrario delle ricette, le leggende non mancano.
Al diaval: il diavolo, per esempio, avrebbe scatenato tutta la sua furia sulla chiesa di Santa Maria a Lomello per impedire le seconde nozze tra la regina Teodolinda, cattolica, e Agilulfo invece ariano.
Sulla stria: strega, come potrai immaginare, esistono molte storie e pare ci siano anche testimonianze dirette … ma si sa, questa parte è “l’anima” di questi racconti … perdona il gioco di parole.
Tra tutte io opterei per quella che ha dato il nome a il ramo delle streghe che in realtà è una meravigliosa diramazione del fiume Ticino
Si narra che il ramo delle streghe sia stato chiamato così per la sventura di una donna affetta da strani sintomi che in una notte di luna piena, nell’intento di purificarsi tra le acque con l’aiuto delle amiche, si ritrova a dover fronteggiare il diavolo e finisce trasformata in un alga gigante che trascina a fondo anche tutte le altre donne.
E delle alghe, che sono la caratteristica di quel tratto di fiume, si dice che ricordino i capelli delle streghe.
Io ovviamente sono stata catturata dal logo con il profilo del gatto accanto alla Mole Antonelliana, ma il motivo per cui mi sono interessata sono I 12 passi …
Ora Serena è tra i finalisti del concorso Il gatto nero e io posso solo dire CHAPEAU.
La pagina ufficiale apre con una citazione di Edgar Allan Poe e dunque direi che ci sta soltanto il classico “chettelodicoafare,” ma si chiude con qualcosa di meno universalmente noto: Donald Barthelme “lo scopo della letteratura è creare uno strano oggetto peloso che ti spezza il cuore.”
Donald Barthelme è stato definito anche “moderno dadaista” e in effetti eccomi qua che cerco di focalizzare quello strano oggetto peloso di cui parla, sperando però di aver salvo il cuore.
Ma torniamo al TOHorror, non so se tu segui questo evento ma direi che l’occasione è ghiotta anche in vista del periodo: Ognissanti o Halloween o Samhain o Nos Galan Gaeaf che dir si voglia, e direi che gli spunti sono sicuramente interessanti.
Il sito di TOHorror ci racconta che la prima edizione del film festival, datata 1999, ha avuto come padrino nientemeno che Dario Argento, ma non cita un evento a mio avviso epocale che invece ti consiglio di vedere assolutamente:
il regista Tiziano Sossi spiega che la versione originale è di 76 minuti, e dunque, ricercando ho trovato questa preziosissima traduzione di Fucinemute che rappresenta un documento imperdibile!
Soprattutto dopo la parte di intervista che abbiamo ascoltato, della quale citerei questo passaggio che mi ha particolarmente colpita:
“I moved when I was 5 years old to Kentucky, in a boring and very small town in south of United Stated and everything that I learnt about evil, everything that I know about I have learnt in that little town, from people there”.
Mi sono trasferito in Kentucky quando avevo 5 anni, in una cittadina molto piccola e noiosa nel sud degli Stati Uniti e tutto quello che ho imparato sul male, tutto quello che so, l’ho imparato in quella piccola città, dalle persone lì.
Questo secondo me è vero horror! Sbaglio?
Ok, sdrammatizziamo: “my parents gave me enormous gifts, my fahter gave me a movie camera but he gave me music, he was a music professor and he gave me the joy of music, I growth around it, listen to it was the soundtrack of my life.”
I miei genitori mi hanno fatto regali enormi, mio padre mi ha regalato una cinepresa ma mi ha dato la musica, era un professore di musica e mi ha dato la gioia della musica, sono cresciuto con la musica intorno, ascoltarla è stata la colonna sonora della mia vita.
Eh! Che dire? Non ti si scatenano almeno due/tremila domande?
E tu? Ti andrebbe di raccontare com’è la colonna sonora della tua vita?
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