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Sanzione di 5 milioni a Poste Italiane.
Cito testualmente l’Autorità Garante per la Concorrenza e per il Mercato:
Si tratta dell’importo massimo consentito dalla legge, ma non risulta deterrente in rapporto al fatturato specifico di Poste Italiane nel 2019 pari a 3,492 miliardi di euro. Per l’Autorità il comportamento di Poste provoca danni non solo ai consumatori, ma anche al sistema giustizia del Paese.

Dunque comunque un’inezia per loro.
E viene preso in considerazione soltanto il danno relativo alle raccomandate, quando invece in generale anche il resto dei servizi non è che funzioni …

Noi a inizio anno abbiamo avuto un sacco di problemi, oltre a veri e propri danni economici, a causa del fatto che non ci è stata recapitata la corrispondenza del mese di dicembre.

Può capitare che una lettera venga smarrita, ma tutte!

E queste buste ancora oggi non sono pervenute … le immagino giacenti in qualche ufficio accatastate in attesa di finire i loro giorni tra la carta da riciclare, nella migliore delle ipotesi.

Tentare di contattare il servizio clienti è un’impresa titanica, naturalmente ormai sui siti è praticamente impossibile, e i recapiti mail sono celati meglio del Santo Graal, ad ogni modo sono riuscita ad inviare un reclamo corredato di dati e riferimenti precisi.

La risposta mi è arrivata molto tempo dopo a mezzo foglio nella cassetta della lettere ed è stata: “non siamo stati noi ad occuparci della consegna della sua corrispondenza ma altri.”

E quindi?
E quindi per dirla in parole povere, possiamo tranquillamente prendercela in saccoccia, o in alternativa attaccarci al tram, a scelta.

Dunque mi perdonerai se non mi sento particolarmente affranta per questa sanzione.

Mi domando se queste rare occasioni, che cadono come la pioggia nel deserto, possono davvero bastare a ridare fiducia nella giustizia, e a far sì che gli utenti non si sentano completamente abbandonati al proprio destino.

CIGARETTES AND COFFEE … MAI PIÙ?

CIGARETTES AND COFFEE … MAI PIÙ?

Cigarettes and coffee … mai più?

Il modello svedese continua a sembrarci un esempio da seguire e il sindaco di Milano ne ha tratto ispirazione proponendo di estendere il divieto di fumare anche negli spazi aperti: alle fermate degli autobus e per coloro che sono in coda per la fruizione di servizi pubblici, per arrivare entro il 2030 al divieto totale in qualsiasi luogo aperto.
Questo annuncio, seguito da un inevitabile strascico di polemiche, arriva proprio in occasione del quindicesimo compleanno della legge Sirchia, dal nome del Ministro della salute che la propose, cioè il divieto di fumo nei locali pubblici chiusi, entrato in vigore il 10 gennaio 2005.
L’Istituto Superiore della Sanità, facendo un bilancio delle statistiche originatesi a partire da tale data, riporta i seguenti dati:
Nel corso di questi quindici anni di applicazione della legge antifumo, le vendite di sigarette tradizionali sono passate da circa 92.822 tonnellate nel 2005 a circa 67.460 tonnellate nel 2018, con una diminuzione pari al 27,3%. Per contro, si è registrata una importante impennata nelle vendite del tabacco trinciato (incluso il tabacco da pipa) che nel medesimo arco temporale ha fatto registrare un incremento pari ad oltre il 500%.
Al di là delle statistiche, mi interessa particolarmente conoscere il tuo parere dato che, per chi fuma, la sigaretta è notoriamente consequenziale al caffè.
Per quanto mi riguarda, i comportamenti dei fumatori che osservo contemplano già il rispetto: niente sigarette in presenza di bambini, niente sigarette in auto in presenza di altre persone, niente sigarette nelle abitazioni altrui ecc.
Nel frattempo la nuova legge di bilancio ha innalzato ulteriormente l’importo delle accise minime (già aumentato con la legge di bilancio 2019) elevando la aliquota di base delle sigarette al 59,8%, un bel po’ po’ di deterrente direi.
E a proposito di po po … dunque il via vai nella mente di Seven Nation Army è destinato a non poter essere più dietro a una sigaretta?

SMART WORKING

SMART WORKING

Smart working: letteralmente sarebbe lavoro agile e viene regolamento nella legge 81/2017 come una modalità di esecuzione del rapporto di lavoro subordinato caratterizzato dall’assenza di vincoli orari o spaziali e un’organizzazione per fasi, cicli e obiettivi, stabilita mediante accordo tra dipendente e datore di lavoro; una modalità che aiuta il lavoratore a conciliare i tempi di vita e lavoro e, al contempo, favorire la crescita della sua produttività.
Ai lavoratori viene garantita la parità di trattamento rispetto ai loro colleghi che eseguono la prestazione con modalità ordinarie. È, quindi, prevista la loro tutela in caso di infortuni e malattie professionali, secondo le modalità illustrate dall’INAIL nella circolare n. 48/2017. Ed è prevista una uguale retribuzione.
Un po’ in breve, questa è la teoria.
Ma la pratica? Corrisponde?
Mi farebbe piacere conoscere qualche opinione diretta.
E come argomento di discussione porrei la questione dal punto di vista di chi, oltre al lavoro, si prende cura anche di figli e lavori domestici, dato che ho come la visione di un numero maggiore di birilli da tenere in equilibrio. Il che si riconduce al tema organizzazione.
Più in generale, senza escludere altre esperienze e considerando qualsiasi tipo di lavoro, come ti regoli tu per la tabella di marcia quotidiana?
La giornata inizia con un buon caffè?

 

 

 

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