LA PIETRA CANTANTE

LA PIETRA CANTANTE

Io ringrazio tantissimo Laura che ha immediatamente esaudito il desiderio che avevo espresso, facendomi scoprire La Pietra cantante

Opere da tre soldi per quattro gatti” potevo non innamorarmi immediatamente di questa collana?

IMAGAENARIA è una libreria alla vecchia maniera, come sempre meno se ne trovano in Italiala presentazione sembra l’inizio di una fiaba e io sinceramente ancora mi incanto quando leggo queste cose e mi sento grata per il prezioso recupero di opere ingiustamente dimenticate della letteratura di ogni tempo e paese.

Vilhelm Bergsøe che ho scoperto frequentatore del Caffè Greco a Roma in quanto membro del Circolo Scandinavo era uno zoologo e nel suo libro appare del tutto evidente una minuziosa e dedicata attenzione alla Natura in tutti i suoi aspetti.

Mentre leggevo, non ho mai smesso di immaginare Laura intenta nel suo lavoro di traduzione: che non deve essere stato per nulla facile e per il quale non posso che farle infiniti complimenti.

Non so tu, ma io molto spesso, leggendo libri di autori stranieri, non mi soffermo sufficientemente sulla portata del lavoro di coloro che traducono, che riveste indubbiamente un ruolo essenziale.

È tutt’altro che semplice infatti ricreare le stesse atmosfere che l’autore genera con il suo modo di scrivere del tutto personale e tenere fede allo stile di scrittura originale.

La scrittura è pittura della voce.

Credo che questa frase di Voltaire racchiuda l’essenza di quale livello debba raggiungere la competenza necessaria per tradurre la “pittura” in un’altra lingua.

Tra l’altro La Pietra cantante è ricchissimo di descrizioni dettagliate dell’ambiente e della vegetazione, con nomi di piante che io ad esempio nemmeno conoscevo.

Un libro che ha il potere di trasportare il lettore sullo stesso cammino alla scoperta di una parte dell’isola di Ischia nota solo a coloro che lì sono nati, e che si sono tramandati le storie dei loro avi.

Una esplorazione nella natura, ma anche nel tempo, tra le leggende che io amo particolarmente e che ricongiungono fenomeni naturali alla storia vissuta dalla gente, in una immersione completa nell’atmosfera magica del luogo.

Ovviamente non voglio svelare completamente l’identità della Pietra cantante per non rovinarti il piacere della scoperta, che ti consiglio di non perdere.

Riconfermo piuttosto la mia massima stima a Laura.
Ancora e ancora grazie!

IL GATTO DI SCHRÖDINGER

IL GATTO DI SCHRÖDINGER

Immagina di sederti e prendere il tuo libro preferito. Guardi l’immagine sulla copertina, fai scorrere le dita sulla superficie liscia e senti l’odore familiare mentre sfogli le pagine. Per te, il libro è composto da una serie di apparizioni sensoriali.

Con un incipit come questo tu a cosa pensi?

Io ne sono subito rimasta attratta ed ho proseguito la lettura:

Ma ti aspetti anche che il libro abbia una sua esistenza indipendente dietro quelle apparenze. Quindi, quando metti il libro sul tavolino e entri in cucina, o esci di casa per andare al lavoro, ti aspetti che il libro abbia ancora l’aspetto, la sensazione e l’odore proprio come quando lo avevi in mano.

Hai mai pensato diversamente?
Dove ci sta portando questa domanda?
Se non avessi “spoilerato” attraverso il titolo, lascerei quasi in sospeso curiosa della tua risposta.

L’articolo, che ti consiglio di proseguire qui si intitola “La realtà è un gioco di specchi quantistici? Una nuova teoria aiuta a spiegare il gatto di Schrödinger.”

Anche grazie ad una citazione dal nuovo libro di Carlo Rovelli si parla di questa teoria utile a capire in maniera molto semplificata il concetto del principio di indeterminazione della meccanica quantistica.

Naturalmente queste informazioni mi arrivano sempre da Massimo, perché io sono piuttosto nel caos già considerando una dimensione soltanto … eppure in questo caso, anche una mente meno geniale come la mia riesce ad afferrare in maniera basilare questo concetto.

Su Nature è stata pubblicata una ricerca dell’Università di Yale a cura principalmente di Zlatko Minev secondo la quale è possibile prevedere il salto quantico e dunque sapere prima di aprire la scatola.

Ma indipendentemente da questo io mi vorrei soffermare sull’idea di due diverse versioni opposte, eppure entrambe vere.

Il gatto è vivo e morto contemporaneamente.

Un po’ come una sorta di estremizzazione delle famigerate Sliding Doors.

Trovandomi in un momento particolare della vita, con l’aggravante di essere una indecisa cronica, dovrò inevitabilmente prendere delle decisioni cruciali.

Tu sei risoluta/o o recrimini?
Attribuisci gli eventi al caso, al destino, oppure pensi mai che qualcosa sarebbe potuto andare diversamente?
La famosa domanda e seper te è soltanto un viaggio mentale?

Sei fatalista o invece vorresti poter richiudere il coperchio della scatola per salvare il gatto?

SOLSTIZI COMARI E TAROCCHI

SOLSTIZI COMARI E TAROCCHI


Nei giorni scorsi mi si sono incrociati vari pensieri, partendo dal post di Gabriella sull’Acqua di San Giovanni ma anche sul rito del fuoco per diventare comari non nel senso che io avevo finora dato a questa parola.

Acqua e fuoco dunque.
Acqua e fuoco che secondo Cicerone non ci sono utili in più circostanze che l’amicizia.
Acqua e fuoco, due dei quattro elementi della vita.

L’acqua e il fuoco che i druidi definiscono Litha cioè luce della riva perché il fuoco, o meglio il sole, che ha raggiunto lo zenit ed è arrivato al suo punto massimo, si tuffa nelle acque, sulla spiaggia, nel punto d’unione tra terra e mare.

Del solstizio d’estate, che Alidada ha descritto magistralmente nel suo Spicchio di cielo, mi sono innamorata tanti anni fa leggendo Sarum di Edward Rutherfurd che partendo dall’era glaciale vede proprio la nascita di Stonehenge che nel mio immaginario va ben oltre lo status di “ringing rocks” ad esempio, e si riveste di mistero con quel retrogusto di leggenda che amo.

Ma tornando a Litha, vorrei riprendere un po’ il concetto di Samhain: momento in cui il velo tra i due mondi è più sottile, però spostando la contrapposizione tra “sopra e sotto” proprio come una celebrazione del contrario, che ovviamente io adoro. Non a caso Litha viene definito anche giorno fuori dal tempo.

In questo capovolgimento, è come se gli elementi fuoco e acqua ribaltassero i loro ruoli in una unione magica.
Una suggestiva immagine a rappresentazione di questa magia si concretizza nelle candele galleggianti.

Fuoco, acqua.
Falò e rugiada.
Flutti e fuochi.

Così Shakespeare nel suo Sogno di una notte di mezza estate ci descrive la risposta di una fata:
Sui boschi e sulle valli
nei boschi e nei roveti
sui parchi e sui recinti
per flutti e per fuochi,
della sfera della luna
più presta men vado.
E servo la Fata Regina,
irrorando di rugiada
le sue impronte sull’erba.

Fuoco, acqua.
Sole e luna.

E poi mi sono ricordata del consiglio che mi aveva dato QueenFaee Studio nei commenti qui. Dove sole e luna traggono ispirazione dalle carte dei tarocchi Visconti Sforza, tanto per rimarcare le curiose coincidenze, e il mio legame con il territorio …

Questo corto di Garrone per Dior incanta come il fluttuare magico delle stelle sotto alla meravigliosa volta del castello toscano di Sammezzano che esattamente come in rovesciamento sottosopra, le conduce a galleggiare nell’acqua della fontana.

Maria Grazia Chiuri ha voluto dare una rilettura ai tarocchi trasportandoli in una dimensione fiabesca ma anche artistica, nella quale i preziosi ricami e le trame ricercate dei tessuti danno vita a opere d’arte: quadri viventi, che non si lasciano soltanto osservare, ma trascinano in un percorso alla ricerca di risposte.

Il primo abito tra l’altro mi ha folgorata: foglie su pizzi, una sorta di commistione tra moda e natura che non a caso ho immediatamente trovato magica, e che mi ha fatto pensare in particolare all’albero della foto sotto al titolo, con il suo abito di edera, perché la Natura si veste meravigliosamente.

Ma forse quello che preferisco in assoluto è Le Pendu.

Tu a questo punto mi dirai “ma cosa c’entra tutto ciò’”

In realtà incrociando tradizioni, leggende e atmosfere fiabesche vorrei interpretare questa estate come una serie di carte che possono regalare una chiave di lettura che consenta il riappropriarsi della magia di sentirsi allineati al sole, pronti ad accogliere la luce.

E tu?
Cosa vedi o prevedi nelle tue carte?
Acqua, fuoco, o cos’altro?

P.S.: nei commenti la versione Keep Calm di Le Fou … ovvero una creatura sottosopra che vorrebbe essere una comare, che non tace come una cicala, che accumula come una formica e che sa essere pesante come una pietra, ma anche mooooolto più “sospesa” di Stonehenge laughing

NOS GALAN GAEAF

NOS GALAN GAEAF

Significa notte delle calende d’inverno e rappresenta la fusione tra il capodanno celtico Samhain e la festa pagana in onore di Pomona, dea romana dei frutti, che veniva celebrata alla fine del periodo di raccolta agricolo come ringraziamento per i doni ricevuti.

Simbolicamente una sorta di momento di commistione tra il mondo dei vivi e quello dei morti in quanto l’idea della morte risulta in sintonia con la fase in cui la natura si spegne, per riposare durante l’inverno.

L’associazione al culto religioso, è una successiva sovrapposizione di Papa Bonifacio IV nel tentativo di convertire la festa pagana dando risalto alla fede cristiana e alla celebrazione dei santi: Ognissanti.

Dunque, a mio modestissimo parere, a proposito dei giudizi sulla versione americana, sarebbe bene che conoscessimo le nostre origini, e fossimo più propensi a tramandarle.

Personalmente io trovo che festeggiare Halloween con il classico “trick or treat” cioè dolcetto o scherzetto sia assolutamente divertente e che valga la pena far divertire bambini e non solo, perché i sorrisi non fanno mai male.

A maggior ragione in questo 2020, far sorridere bimbi e ragazzi, ma anche chi è diversamente giovane, dovrebbe essere una esigenza avvertita da chiunque, e se non è possibile uscire mascherati, non vuol dire che non si debba festeggiare nemmeno in casa.

Ci sono piccole cose che si possono preparare con minima spesa e ridotto dispendio in termini di tempo.
Cose semplici, da fare insieme, come ad esempio ritagliare pipistrelli di carta da appendere alle finestre, o preparare la torta teschio e i wurstel mummia.

Tu cosa pensi di Halloween? Hai qualche tradizionale abitudine o ricetta speciale?

Io direi che stavolta il nostro caffè può essere il Pumpkin Spice versione Keep Calm: doppia razione di cannella laughing che ne dici?

 

LUPO BIANCO O LUPO NERO?

LUPO BIANCO O LUPO NERO?

 

Nel periodo in cui stiamo vivendo, tra i numerosi aspetti che hanno preso il posto di quella che era la nostra quotidianità prima, si osservano anche forme di comportamento non esattamente sociali, per non dire per nulla amichevoli.
In effetti l’idea che il vero io di alcune persone affiori soltanto in casi di emergenza o di forzatura, è latente da sempre, ne entriamo in contatto attraverso detti oppure leggende, proprio come quella del lupo bianco che è gioia, amore della pace, speranza di serenità, umiltà, benessere, benevolenza, empatia, generosità, verità, compassione e fede; o del lupo nero che è rabbia, invidia, gelosia, dispiacere, rimpianto, autocommiserazione, avidità, arroganza, colpa, risentimento, inferiorità, bugie, falso orgoglio, superiorità ed ego.
L’origine ufficiale si perde nel tempo: la fonte è stata tramandata oralmente, ma ho trovato questa Tale of the two wolves (Racconto dei due lupi).
Ogni individuo ha dentro di sé entrambi i lupi e dei due vincerà colui che si deciderà di sfamare.
Dunque il libero arbitrio.
Concetto tanto ampio quanto dibattuto.
Tra le innumerevoli discussioni che si perdono nella storia, tra natura e cultura, tra filosofia e scienza, riemerge un esempio: l’esperimento di Stanford.
Nel 1971 un giovane professore di psicologia dell’università di Stanford: Philip Zimbardo ricreò una prigione nel seminterrato dell’ateneo e selezionò 24 studenti tra 70 candidati che si erano offerti, facendo vari test che ne accertassero ad esempio l’assenza di malattie, di dipendenze, e di precedenti penali. Questi studenti vennero suddivisi equamente e in maniera casuale in due gruppi: carcerati e guardie.
Lo scopo era dimostrare l’impatto delle variabili situazionali sul comportamento umano.
L’effetto Lucifero, questa è la definizione data al risultato dell’esperimento, interrotto dopo soli 6 dei 14 giorni previsti, a causa di episodi vessatori e violenti da parte delle guardie nei confronti dei carcerati.
Questo effetto è stato indotto anche dalla de-individualizzazione: le guardie nel ruolo istituzionale, dietro divisa e occhiali a specchio, che conferivano una sorta di anonimato individuale appunto, hanno mostrato di lasciar emergere il loro lato peggiore.
Lo stesso ZImbardo ha dichiarato di essersi fatto prendere dal ruolo di direttore del carcere e proprio l’accusa di aver indotto e pilotato alcune dinamiche, ha portato copiose critiche e tesi a confutare la validità dell’esperimento.
Dunque ora, assistendo a svariate tipologie di sfoghi non solo virtuali, forse possiamo considerare il fatto che alcune persone si sentano “prigioniere” e altre assurgano il ruolo di “guardie”.
Quello che possiamo fare è cercare di rimanere noi stessi e di non sfamare il lupo cattivo … e nemmeno l’effetto Lucifero.

 

 

 

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