PIANO DI VOLO

PIANO DI VOLO

Piano di volo, un titolo ma anche una promessa.


Piano di volo, un dono.

 

Ti ho già raccontato di questi regali di compleanno speciali, ti ho già raccontato di questi concerti con mio fratello e mia cognata, a tutto cuore.

 

Questa volta il “piano di volo” prevedeva di tornare a Novara, al Teatro Coccia.

 

Piano di volo


Il “pilota” come sempre più preciso di un orologio svizzero ha iniziato a cantare alle ventuno in punto e ha continuato fin dopo la mezzanotte, senza bere, senza pause, senza stanchezza.

 

Le Dieci Dita che conosciamo, giochi di luce e tante cose da raccontare.

 

Piano di volo

Il volo è leggerezza, e subito “le ali piccole che imparano a volare” sono tutti coloro che ascoltano e diventano cuori di aliante.

 

Il volo è libertà, il saper ridere di sé stesso e di conseguenza anche del suo pubblico. Benedetta ironia.

 

Ma più di tutto ti voglio raccontare dell’opportunità di poter essere talmente vicina da poter inequivocabilmente vedere il volto di un Artista felice.

 

Non si possono fingere sorrisi come quelli: il primo a divertirsi era lui, con tutti i suoi anni di musica e testi gioiello, divertito in mezzo alla gente e pienamente soddisfatto di cantare, nient’altro.

 

Ti senti mai così?

 

George Bernard Show ha scritto l’uomo è arrivato quando fa per mestiere quel che farebbe gratis.

 

Difficile?
Difficilissimo. Ma non impossibile.

 

Ti lascio con le parole di una canzone un po’ meno nota:

Non aver paura mai mai mai
Di aver paura
Questo viaggio è un’avventura
L’illusione di un miraggio
Ma tu giura che hai coraggio
E che avrai per sempre cura
Del tuo cuore un po’ selvaggio
Ora e finché dura questa pioggia blu
Pioggia blu
Pioggia blu

Cosa prevede il tuo piano di volo?

IL MIO BAR LA FAMIGLIA LA SALUTE

IL MIO BAR LA FAMIGLIA LA SALUTE

Il mio bar, la famiglia, la salute questa è la ricetta che Anna Possi ci regala come esempio da centenaria.

 

Sì: Anna instancabile davanti alla macchina per espressi del Bar Centrale di Nebbiuno in occasione del suo compleanno numero 100 ha dichiarato:

 

Non desidero niente, ho già tutto. Il mio bar, la famiglia, la salute, ho il cervello a posto… Quello che conta è stare tra la gente, la solitudine fa male.

 

Che dire?! Innanzitutto tanti tanti auguri anche da Keep Calm & Drink Coffee e poi complimenti sinceri per il messaggio sicuramente da condividere.

 

Stare tra la gente

 

Sei d’accordo con Anna?
Pensi anche tu che ciò che conta sia stare tra la gente?

 

Oppure ami la solitudine

 

Il mio bar.
Amare il proprio lavoro, oppure riuscire a trasformare la propria passione in una attività, può essere davvero la componente essenziale?

 

La salute.
Un ulteriore segreto per la longevità per Anna è: mangiare poco.

 

Penso di poter dire che ci troviamo tutti d’accordo, sulla teoria, certo poi la pratica … tu sai moderare i tuoi pasti

Tra “il mio bar” e “la salute”: la famiglia.

Il mio bar, la famiglia, la salute

 

Famiglia: parola che in senso lato racchiude un universo, talmente vario e multiforme da non riuscire a rientrare in una descrizione specifica.

 

Non a caso sono innumerevoli le citazioni che colpiscono in proposito:

 

Per me, non c’è che dire: la cosa più bella del creato è la famiglia!
Louisa May Alcott

 

Una famiglia felice non è che un anticipo del paradiso.
George Bernard Shaw

 

La Famiglia durerà quanto l’uomo. Essa è la culla dell’umanità.
Giuseppe Mazzini

 

Rallegrati con la tua famiglia nella bellissima terra della vita.
Albert Einstein

 

Nella vita familiare, l’amore è l’olio che allenta gli attriti, la colla che unisce e la musica che porta armonia.
Friedrich Nietzsche

 

E secondo te?

 

DISCOTECHE ABBANDONATE

DISCOTECHE ABBANDONATE

Discoteche abbandonate è la nuova canzone di Max Pezzali per Warner Music

Il titolo non fa mistero dell’argomento, ma ciò che mi ha colpita è il video: una sequenza di immagini che ritraggono i fatiscenti resti di quelli che erano luoghi pieni di vita e di momenti allegramente festosi, ora inesorabilmente abbandonati.

La suggestione è resa ancora più incisiva dal rincorrersi di una serie di frasi a cura del Gotha dei disc jokeys, guarda tu stessa/o:

Sei mai stata/o in una di queste discoteche?

A me piacevano i venerdì sera al Celebrità: una discoteca nei dintorni di Novara che a onor del vero esiste ancora, lì io e la mia amica Daniela trascorrevamo letteralmente tutto il tempo ballando, e riuscendo nel contempo a chiacchierare 🙂

Ma è al Vanità che sono andata per incontrare colui che poi è diventato mio marito <3

Il Vanità, la discoteca di Vigevano ritratta nell’immagine sotto al titolo, non esiste più: al suo posto è stato costruito un complesso signorile.

Anche per questo trovo che, ancora una volta, Max Pezzali riesce a raccontare dandoci la sensazione di ascoltare parole uscite direttamente dai nostri stessi discorsi.

È decisamente la sua cifra, così come il segreto del suo successo: essere semplicemente uno di noi.

Non dimenticherò mai una sera estiva prima dei social, prima anche dei cellulari: la TV trasmette il concorso voci nuove di Castrocaro e un Jovanotti allora “incelentanizzato” per sua stessa definizione, ovvero innamorato di Rosita, presenta un duo.

Loro arrivano e cantano Non me la menare, non capisco cosa vuoi, tanto lo sapevi che non ero come voi

Per me è stato immediato e naturale rimanere in sintonia.

Di lì a poco le canzoni dell’album Hanno ucciso l’uomo ragno sarebbero state la colonna sonora delle vacanze in Sardegna, c’era anche Daniela 🙂

1993: estate successiva. La vita ha in serbo per la mia famiglia una di quelle prove difficili: dover affrontare il destino che irrompe per esplicitare come da un momento all’altro tutto può crollare.

Mentre sono in ospedale guardando mio padre che faticosamente ricomincia a vivere dopo un’emorragia, ricevo un regalo: la cassetta di Nord Sud Ovest Est.

Sì: proprio la “cassettina” … quella dell’omino nel tombino, quella di Albertino. Chi se la ricorda?

Colui che ero andata a cercare al Vanità 🙂 mi ha regalato Nord Sud Ovest Est e Nord Sud Ovest Est ci ha regalato la nostra canzone da cantare abbracciati al concerto al palazzetto di Pavia.

Erano ancora lontani i tempi dello stadio di San Siro, e gli 883 cantavano a casa loro: esattamente Pavia, che è provincia anche in senso lato.

Casa loro, casa nostra.

Erano anche lontani i tempi in cui il sogno della 883 si sarebbe concretizzato.

I personaggi dello staff Harley Davidson Pavia sono noti a tutti coloro che hanno seguito la serie Le strade di Max, la conosci?

In caso te la fossi persa ti puoi fare dei bei giri qui

Per riprendere “la rotta” arriviamo al 1994: quando il sogno di Mauro prende una strada diversa …

Sul palco con Max arrivano Paola e Chiara ma anche Michele Monestiroli e Daniele Moretto.
Trenta anni fa.

E poi?

E poi la vita scorre e oggi ci ritroviamo le discoteche abbandonate.

Cosa ci siamo persi?

 

DODICI NOTE

DODICI NOTE

Lui dice che in fondo si tratta di dodici note: dodici note che racchiudono tutto.

Tecnicamente può anche essere vero, ma senza nulla togliere alla musica, sono le parole a fare la vera differenza.

Tante parole, lunghe una vita.

Parole che raccontano storie, parole che descrivono emozioni, parole che fermano attimi, suoi, miei, nostri.

Chi non conosce i famosi “tavolini dei caffè all’aperto”!

Per non parlare del tizio che “legge attento le istruzioni sul distributore del caffè” …

E ancora:

Un caffè che drizza i capelli
un pacchetto di fumo
e il vento rilegge il mio giornale
e domani uscire di nuovo, farmi una faccia allegra
per il prossimo carnevale
un dolore freddo come un rasoio
per un altro giorno che nasce
muoio

Davvero il caffè può drizzare i capelli.

Una madonnina fosforescente
e dei fiori finti sopra il comò
cercavi i collant distratta e indolente
e un giorno di più allo specchio
il frigo russava dalla cucina
e tu canticchiavi facendo il caffè
la tristezza lunga della mattina

Tu canticchi quando fai il caffè?

Un via vai di voci e visi del colore delle vie di fuori
che perde un po’ di fretta tra i caffè e i liquori
se il tuo cuore avesse le finestre io potrei saltarci dentro
e farti trovare tutto a pezzi al tuo rientro

Mi piace moltissimo il concetto di “perdere fretta” con il caffè!

E mai più le ciminiere
le sirene la città
i cancelli e i capannoni bagnati
di foschia e di umidità …
e mai più sedersi a mensa
tra malinconia e purè
la catena il nastro i giorni che vanno via
col carrello del caffè ..
.

Potrei quasi dire che si tratta della Lomellina

Notti in macchina a parlare
il vetro basso per fumare
notti di canzoni vecchie ancora buone da cantare
notti buie come un forno
notti insonni prima di un gran giorno
notti dure di illusioni
lunghe e scure di caffè

Vecchie canzoni ancora buone da cantare … è davvero così.

Canzoni che direi più vissute che vecchie, canzoni da cantare insieme, durante un concerto.

Dodici note sono state il regalo di compleanno da mio fratello.

Per un curioso caso il numero dodici ricorre, lui sicuramente ne farebbe un gioco di parole.

Non occorre che io scriva il suo nome, vero?

PIEMONTE: TAZZE E … BICERIN!

PIEMONTE: TAZZE E … BICERIN!

 

Sono felicissima di ricevere questa foto per la nuova tappa del viaggio di tazza in tazza!
Ringrazio di cuore Valeria: la sua tazza carinissima arriva dal Piemonte.

Posso farcela, e ce la farò, ma dopo il caffè.

Praticamente un mantra impresso sulla tazza.
Incoraggiamento ad ogni sorso.
Che dire? Perfetto!

In Piemonte c’è un luogo del cuore per me: Novara, città che custodisce momenti importanti della mia vita.

Ma Valeria ha acceso il mio interesse su un altro luogo in particolare.

Un luogo dove una bevanda molto speciale viene servita in bicchieri senza manico … bicerin, appunto.

Sto parlando del mitico Caffè al Bicerin dal 1973 a Torino.

Ecco il Bicerin di Valeria!

Non so tu ma io provo una improvvisa voglia di assaggiarlo laughing

Valeria mi ha raccontato che va bevuto così come viene servito: cioè senza mescolarlo.

Il Bicerin è infatti composto da tre ingredienti base: caffè, crema di latte e cioccolata … ottima compagnia non c’è che dire laughing

Ovviamente però il Bicerin è molto più di questo, ed è innanzitutto storia.

Storia di una bevanda settecentesca composta da tre diversi bicchieri separati, quasi come per una sorta di rituale, che nel tempo si è evoluta nella versione attuale che raggruppa n poc ‘d tut.

Storia raccontata anche nel Museo virtuale di Torino.

Storia di una bevanda che vanta estimatori illustri.

Umberto Eco la racconta ne Il cimitero di Praga:
Mi ero spinto sino a uno dei luoghi leggendari della Torino d’allora. Vestito da gesuita, e godendo con malizia dello stupore che suscitavo, mi recavo al Caffè Al Bicerin, vicino alla Consolata, a prendere quel bicchiere, odoroso di latte, cacao, caffè e altri aromi. Non sapevo ancora che del bicerin avrebbe scritto persino Alexandre Dumas, uno dei miei eroi, qualche anno dopo, ma nel corso di due o tre scorribande in quel luogo magico avevo appreso tutto su quel nettare…

Nettare rende piuttosto bene l’idea, non trovi?

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