COACHELLA

COACHELLA

Prima ancora di capire cosa fosse Coachella io ho cercato di capire come si pronuncia questo nome così curioso.

La dizione corretta viene dalla lingua ispanica perchè Coachella è il nome della valle in cui si è tenuto per la prima volta questo festival musicale: a Indio, in California, presso L’Empire Polo Events

Coachella Valley Music and Arts Festival nasce nel 1999 in occasione del trentesimo “compleanno” del Festival musicale per eccellenza.

Non occorre specificare il nome, vero? Basta la data: 1969

In realtà il festival di Coachella viene concepito proprio sul fallimento di Woodstock 1999, tanto catastrofico da essere definito il giorno in cui gli anni 90 sono morti

Coachella è stato il bisogno di ripartire dall’arte.

E da questa ripartenza i numeri anno dopo anno si sono moltiplicati, fino a trasformarlo in un evento musicale e molto modaiolo.

Coachella è musica, ma Coachella è anche outfit: ho raccolto alcune foto dal web.

Che ne dici?

Ti sentiresti ispirata/o dalla musica tanto da sbizzarrirti con il tuo look?

Ti è mai capitato di partecipare a qualche tipo di evento con dress code o comunque a tema?

Regina indiscussa dell’edizione appena conclusa è stata Zendaya che a sorpresa ha anche cantato insieme a Labrinth All for us da Euphoria

Lei è talmente universale e versatile che diventa davvero difficile trovare degli aggettivi adatti.

Dalla canotta bianca sotto l’abitino per Coachella, alla maison blanche E-1027, costruita da Eileen Gray a Roquebrune-Cap-Martin, come testimonial proprio per Le Capucines

La musica sempre come importante filo conduttore.

Non so tu ma io quando ascolto Urge Overkill Girl you’ll be a woman soon non posso fare a meno di pensare a una scena totalmente iconica …

nel frame della radio vogliamo coglierne una citazione? Ne ri-parleremo 🙂

STREGATA?

STREGATA?

1947: un anno significativo per me, l’anno di nascita di mia madre. Lei che pur di leggere comprava 10 lire di giornali vecchi. Lei che mi ha fatta crescere in una casa con una grande libreria ricca di libri di ogni tipo.
Lei che amava leggere, e semplicemente leggeva.
Mai nessuna imposizione, mai nessun consiglio particolare. È stato tutto naturale, ricordo ancora i titoli che da bambina mi colpirono maggiormente, allora non potevo ancora conoscerne la storia, eppure erano già nella mia mente, pronti ad essere riscoperti al momento opportuno.
E un giorno, semplicemente come lei, ho iniziato a leggere anch’io.

1947 è anche l’anno di nascita del premio letterario Strega che prese il nome dal liquore prodotto nell’azienda della famiglia di Guido Alberti  che ne fu mecenate e che successivamente, dopo il matrimonio con l’astrologa Lucia Alberti, intraprese la carriera di attore e fu diretto da registi come Federico Fellini Francesco Rosi, Pier Paolo Pasolini, Eduardo De Filippo e Roman Polanski. Una biografia che già di per sé sembrerebbe un romanzo.

Nella lunga lista di vincitori delle edizioni che si sono succedute di anno in anno compaiono nomi di tutto rispetto e qualche giorno fa leggevo una statistica pubblicata da Gabriella che evidenziava una schiacciante maggioranza maschile.

Io sinceramente devo recuperare parecchie cose del passato, ma Monica mi ha aperto una finestra sul presente, donandomi anche una chiave di lettura per il libro vincitore dell’edizione 2020: Il colibrì di Sandro veronesi edito da La nave di Teseo.

Mi ci sono affacciata volentieri, senza conoscere l’autore, senza conoscere il precedente successo Caos Calmo e senza conoscere le varie dinamiche che hanno portato a questa seconda vittoria.

Tu sei un colibrì perché come il colibrì metti tutta la tua energia nel restare fermo.”

La citazione della seconda di copertina offre immediatamente il primo spunto di riflessione: d’improvviso si considera la staticità come uno sforzo, e non come l’assenza di movimento per antonomasia.

Il movimento del libro è costituito dai salti temporali con i quali l’autore conduce la narrazione secondo un filo molto simbolico, alternando scambi di lettere e digressioni a racconti di vita quotidiana in bilico tra la apparente normalità e un crescendo di situazioni paradossali.

Ho trovato particolarmente curioso come le vicende piuttosto inverosimili del protagonista mi facessero pensare proprio a Forrest Gump, una sorta di coincidenza, dato che lo avevo appena riconsiderato.

Ma seguendo l’idea del colibrì, e provando a volare all’indietro per rivedere tutto da una prospettiva diversa, si elabora l’idea di metafore a riconferma dell’unica vera certezza che abbiamo: la vita ha in serbo sorprese e spesso rivoluziona piani e convinzioni.
In realtà però non siamo fermi, resistiamo, cosa ben diversa.

Penso di non essere l’unica ad aver trovato una sorta di incrocio con le esperienze personali dolorose, naturalmente poi ognuno prosegue sui propri binari, ma rimangano in comune le cicatrici.

Questo libro mi ha donato anche un rimando all’infanzia nel leggere le descrizioni di luoghi estivi: il mare nei pressi di Bolgheri, Marina di Bibbona, Punta Ala, avendo anche io trascorso le vacanze esattamente su quello stesso litorale, e mi sono ritrovata ad allargare l’Amarcord fino al pensiero di come si diano per scontate cose che fino a questa estate particolare non avremmo mai pensato potessero svanire.

Stregata dunque?
No, ma contenta come ogni volta che una lettura ispira riflessioni.

L’EFFETTO FARFALLA

L’EFFETTO FARFALLA

 

Si dice che il minimo battito d’ali di una farfalla sia in grado di provocare un uragano dall’altra parte del mondo.”
Questa citazione viene dal film del 2004 The butterfly effect e si ispira ad una teoria ripresa e dibattuta in numerosi ambiti.
Ancora una volta, come accaduto per la Guerra dei Mondi l’ispirazione deriva da un romanzo fantascientifico, è infatti Ray Bradbury che nel suo Rumore di Tuono attribuisce alla morte proprio di una farfalla durante un viaggio nel tempo, una variazione degli eventi futuri:

Eckels si sentì crollare su una sedia. Rovistò pazzamente nel limo spesso sui suoi stivali. Sollevò un grumo di terriccio, tremando.
“No, non può essere. Non una cosa piccola come questa. No.”
Semisepolta nel fango, scintillante verde e oro e nera, c’era una farfalla, bellissima e morta.

Ulteriore coincidenza, anche in questo caso il racconto è stato trasmesso radiofonicamente dalla BBC nel 2011: qui se vuoi trovi il podcast (butterfly dal minuto 35 circa ma ti consiglierei di ascoltarlo tutto se hai tempo).
Il simbolo della farfalla fu ripreso da Edward Lorenz, matematico e meteorologo docente al Massachusetts Institute of Technology in un suo scritto del 1963 per la New York Academy of Science e successivamente in una sua conferenza del 1979 passata alla storia.
In generale, l’effetto farfalla appartiene alla fisica quantistica e più precisamente alla base della teoria del caos.
Il caos è l’aspetto a me più congeniale, ma in realtà non volevo parlare di questo … non stavolta, almeno.
Antonietta Gatti forse ai più è nota come “la moglie di” nonostante il suo curriculum di tutto rispetto. Le sue competenze si sommano nel tempo, ed elencherei, quasi un po’ a riassumere, questo riconoscimento: è stata insignita del titolo di Fellow dell’International Union of Societies for Biomaterials Science and Engineering per il suo contributo al progresso della scienza. Le varie società nazionali di biomateriali e bioingegneria contano decine di migliaia di membri a livello mondiale e l’unione delle varie società ha eletto la dottoressa Gatti a far parte dell’élite di scienziati che si compone di 32 membri, e ha fatto parte di una commissione parlamentare di inchiesta come consulente responsabile. Lo so, tanto da leggere, ma io ho trovato molto interessante la sua relazione, forse perché vivo in una zona altamente inquinata: qui il tasso di mortalità per tumori è terribile.
Lei si occupa di nanopatologia ovvero di patologie indotte da esposizioni a particolato micro e nano dimensionato, ovvero polveri con dimensioni inferiori a 100nm (0.1 micron) ma la sua ricerca è diventata difficoltosa per la ridotta disponibilità di un microscopio adatto.
Il suo battito di ali per ora non ha cambiato il mondo, ma ha saputo raggiungere il cuore delle persone che con le loro donazioni hanno permesso l’acquisto di un nuovo microscopio elettronico.
Non fermiamoci al fatto che singolarmente non possiamo fare la differenza, non smettiamo di volare con leggerezza sulle difficoltà, ognuno di noi può essere la farfalla del cambiamento, crediamoci, e non lasciamoci schiacciare nel fango.

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